Occorre lasciare aperta la possibilità che si sia davvero manifestato un amore così totale, smisurato di un Dio che dà la vita per ciascuno di noi
Nella casa di accoglienza Fontana Vivace di Genova l’abbandono, il disagio, il dolore, la violenza, la solitudine diventano occasione per una condivisione, un abbraccio, una speranza, una carità, un amore senza calcolo, una compagnia umana e cristiana che non finisce. E il venerdì santo ogni giorno diventa Pasqua di Resurrezione.
Nella nostra casa di accoglienza “Fontana Vivace” a Genova, di cui abbiamo già raccontato su queste pagine un anno fa, incontriamo ogni giorno tutto l’umano, nella sua bellezza e anche nella drammaticità delle sue ferite. Non ci riferiamo solo agli accolti, ragazzi e adulti, o a chi entra in contatto con noi spinto dal proprio bisogno di aiuto: anche noi adulti, che abbiamo dato vita a quest’opera, facciamo i conti con il nostro bisogno umano, che adesso ha anche i tratti di chi non è più giovane e deve fare i conti con tutto ciò che ne consegue.
Il dolore che cresce nel mondo e che ci raggiunge tramite giornali, televisione e social, dalla guerra al disagio dei giovani, alla povertà crescente di tanti, si fa prossimo alla nostra casa nei volti di grandi e piccoli.
Le madri che accogliamo hanno sperimentato la violenza familiare, l’emigrazione forzata, e oggi vivono la solitudine, la difficoltà nell’accudimento dei figli o la mancanza di lavoro e di stabilità. I ragazzi adolescenti che vivono con noi, od ormai autonomi continuano a frequentarci, chiedono di essere guidati e accompagnati anche quando il buio e la rabbia si manifestano: desiderano adulti che sappiano abbracciarli con le loro ferite, consigliarli e anche condividere le gioie quando finalmente irrompono nella loro vita.
Ma come riuscire a sostenere tutto ciò?
Da parte nostra, certo, possiamo cercare di mettere in campo, in quanto opera sociale, le risorse che abbiamo – i volontari, i contatti coi servizi sociali, gli specialisti, una rete di appoggio per noi fondamentale, quella di Famiglie per l’Accoglienza e delle case famiglia di “Dimore per l’Accoglienza”, gli amici che ci supportano anche nell’inserimento lavorativo di mamme e ragazzi… -, ma è sempre più chiaro che al bisogno e al dolore non basta la nostra impotente risposta. Risposta che viene da uomini, appunto, anch’essi immersi nell’evidenza di un bisogno.
Cosa potrà dare la certezza della sua dignità e la forza per andare avanti a una donna che ha vissuto l’umiliazione, la paura, la solitudine di una relazione violenta con il padre dei suoi figli? Come potrà guardare con speranza la vita che lo attende un ragazzo la cui famiglia biologica lo ha abbandonato o è sopraffatta da fragilità tali da non riuscire a garantire per lui un ambiente familiare adeguato per la sua crescita?
Nella Bibbia leggiamo quanto Dio dice al suo popolo: “Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se ci fosse una donna che si dimenticasse, Io invece non ti dimenticherò mai” (Isaia 49, 14-16). Il nostro desiderio è poter dire queste parole a chi accogliamo, offrendo una dimora di mattoni e di amore al Destino, nella quale ognuno senta che potrà sempre tornare e sentirsi abbracciato da chi lo tiene nel cuore.
Non c’è atto di carità che abbia senso ed efficacia se non coinvolge l’umanità di chi lo compie con quella di chi lo riceve. Il cuore di ognuno di noi ha le stesse domande, sia che viva situazioni drammatiche, sia che abbia il dono di una vita più serena: in cosa consiste il mio io? Cosa rende possibile accettare i miei limiti e quelli degli altri fino al perdono? Cosa trasforma la mia rabbia in sguardo positivo verso la realtà che mi è data da vivere?
In questi giorni, i tempi liturgici ci propongono di sostare sul Calvario sotto Gesù in croce.
Occorre lasciare aperta la possibilità che si sia davvero manifestato un amore così totale, smisurato di un Dio che dà la vita per ciascuno di noi: sperimentiamo, pur con le nostre debolezze e distrazioni, che questa è la risposta al desiderio del nostro cuore e di tutti quelli che accogliamo.
Per questo parteciperemo alla Via Crucis per le strade di Genova, la nostra città, e abbiamo invitato a partecipare a questo momento anche i ragazzi e gli adulti che sono legati alla nostra casa.
Insieme sotto la Croce, portando tutto il nostro essere a Gesù che ha voluto condividere la nostra fragilità. Insieme sotto la Croce come Maria, “di speranza fontana vivace”, per imparare da Lei a stare di fronte al dolore del Figlio, in un’apparente impotenza, ma certa che Dio avrebbe compiuto l’opera iniziata e che la morte non sarebbe stata l’ultima parola.
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