L'intervento degli Stati Uniti in Iran solleva domande cruciali sull'utilità della guerra e sulle sue conseguenze

MINNEAPOLIS – Un’altra guerra. Ma veramente?! L’America e gli americani la vogliono? Una nuova guerra per l’America, per “far giustizia” e per evitare altre guerre come abbiamo già fatto in Afghanistan, in Iraq, in Corea, in Vietnam…? Non stavamo facendo di tutto per isolarci dal resto del mondo e stare alla larga da qualunque conflitto? L’unica alternativa all’indifferenza è la guerra?



L’uscita di Trump contro l’Iran che risponde ai razzi di Israele sparando razzi a sua volta e procede disobbediente con i suoi programmi atomici, sembrava una di quelle minacce delle sue, quelle sparate fatte di un abbaiare rabbioso inteso a mettere paura agli interlocutori per poi arrampicarsi su questa paura e trovare il modo di far star buoni tutti senza sporcarsi troppo le mani. E chiamare il prodotto, il risultato di tutto questo, “pace”.



Suscitare negli altri una sorta di timor di Dio, con lui, Trump, nel ruolo del dio che tiene in mano i destini del mondo e ti dice quel che puoi e non puoi fare. Ma di tutte le promesse elettorali fatte e prepotentemente perseguite, quella della “pace” a Trump proprio non gli sta venendo bene. In Medio oriente come in Ucraina.

Donald Trump, presidente USA (Foto: ANSA)

Abbaia a tutti per farsi ascoltare (che equivarrebbe a farsi obbedire), ma nessuno sembra intenzionato ad ascoltarlo. Allora se l’abbaiare non basta, abituato a comandare senza freni com’è, cambia registro. E Trump il registro l’ha cambiato, con un’azione che ha messo i brividi addosso al mondo intero.



L’operazione “Midnight Hammer”, il martello di mezzanotte con il bombardamento dei poli nucleari iraniani di Natanz, Isfahan e Fordow, è arrivata inaspettata lasciando perplessi (se non di sasso) anche i più fedeli supporters del Presidente, addensando sull’America e sul mondo interi nuvoloni nerissimi fatti del timore di conseguenze tragiche, di qualcosa di spaventoso come può essere una guerra, una guerra senza confini e senza limiti.

Bastonare l’Iran con un atto di guerra per evitare che l’Iran arrivi al punto di essere in grado di scatenare un conflitto atomico? Bombardare e condannare per poi imporre un cessate il fuoco che nessuno sembra rispettare? Trump come un genitore che perde la pazienza e comincia a tirar sberle a destra e a manca per rimettere tutti in riga.

Bombe sull’Iran, urla contro Israele. Solo che Iran e Israele non sono bambini e soprattutto non sono figli dell’America e neanche figliastri di Trump. L’Iran non reagisce, ma solo perché non ne ha la forza. Non è riuscito a difendere i suoi “gioielli” Natanz, Isfahan e Fordow, figuriamoci se è in grado di mettere insieme una risposta militare contro gli Stati Uniti. Qualche missile indirizzato ad una base militare americana in Qatar, preannunciato e facilmente intercettato. Tanto per far credere alla propria gente che il Paese è saldo e pronto ad affrontare chiunque.

Tutto qua? Sì, tutto qua quel che è misurabile, ma quale seme di odio stiamo seminando, quanto rabbioso desiderio di vendetta abbiamo generato? Vogliamo fare di questo mondo terreno fertile per il terrorismo? Vogliamo precipitare indietro di vent’anni? Già per i cittadini americani cominciano i “warnings”, gli ammonimenti: viaggiate, andate all’estero? State attenti, vigilate. Perché? Perché siete americani…

E Israele? Dove crede di andare? Che strada ha imboccato? Forse Israele si cura degli appelli che non solo Trump, ma il mondo intero incessantemente gli rivolge?

Bisognerebbe pensare con la voce di Dio, Dio quello vero, quello che ci giudica perché ci ama.

God Bless America!

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