Da un'intuizione di don Ivo Silingardi nel tempo è sorto un insieme di opere che oggi sono parte della Cooperativa Sociale Nazareno
Nell’incontro con il cardinal Zuppi in programma domenica 24 agosto al Meeting di Rimini è previsto l’intervento di Maila Quaglia delle Cooperative Sociali Nazareno. Fondate da don Ivo Silingardi, prete partigiano, mostrano cosa voglia dire che nessuno può essere escluso perché non è utile: c’è un compito per ognuno e ogni uomo ha al suo lavoro.
La storia di don Ivo Silingardi è quella di un uomo che ha saputo trasformare la fede in azione concreta, intrecciando la sua vocazione sacerdotale con un profondo impegno sociale. Nato nel 1920 a San Matteo, in provincia di Modena, cresce in una famiglia semplice, in un territorio segnato dal lavoro dei campi e da una forte solidarietà comunitaria. Nel 1943, in piena Seconda guerra mondiale, viene ordinato sacerdote. Sono anni difficili, segnati da violenza e privazioni, ma proprio in quel contesto drammatico prende forma la sua visione: essere vicino agli ultimi, a chi non ha voce.
L’incontro con don Zeno Saltini, fondatore di Nomadelfia, segna profondamente la sua formazione. Da lui apprende l’importanza di costruire comunità inclusive, dove ognuno possa trovare un posto e un ruolo. La guerra rischia di spezzare la sua giovane vita: viene catturato dai tedeschi e scampa alla fucilazione per miracolo. Una volta terminato il conflitto, davanti a sé trova un’Italia ferita, piena di bambini senza famiglia e giovani senza speranza. È per loro che decide di impegnarsi. Nascono così le prime colonie estive, le case-famiglia, i centri di accoglienza: luoghi semplici, ma capaci di restituire dignità a chi l’aveva perduta.
Col tempo, quell’intuizione si trasforma in un progetto più ampio: l’Opera Nazareno. Tutto comincia a Carpi, con l’apertura di una scuola alberghiera rivolta ai ragazzi senza prospettive lavorative. Non si tratta solo di insegnare un mestiere, ma di offrire strumenti per costruirsi un futuro. Quella prima esperienza diventa il seme di un’opera destinata a crescere e a trasformarsi in una rete di cooperative sociali attive in diversi settori. Ancora oggi, la scuola alberghiera è viva e accoglie più di duecento studenti l’anno, mantenendo intatto lo spirito originario.
Al centro della visione di don Ivo c’è una convinzione semplice e potente: ogni persona, anche la più fragile, custodisce talenti che meritano di essere riconosciuti. Da qui nascono i Centri Diurni e Residenziali della Cooperativa Sociale Nazareno, dove l’obiettivo non è solo l’assistenza, ma la riabilitazione e l’autonomia. A questa dimensione educativa si affianca quella culturale: nel 1999 prende vita il Festival Internazionale delle Abilità Differenti, una manifestazione che attraverso l’arte valorizza la bellezza unica di ogni persona, dimostrando che l’eccellenza non è prerogativa di pochi, ma può germogliare anche nelle fragilità.
Negli anni, la missione di don Ivo si declina in tante iniziative. Con Nazareno Work, le persone vengono inserite in attività reali: manutenzione del verde, servizi ecologici, pulizie, persino la gestione di musei. La Cooperativa Arti e Mestieri si dedica invece all’artigianato, dando vita a manufatti di pregio venduti con il marchio Banco Artigiano. Qui il “fatto a mano” diventa un gesto sociale oltre che estetico, unendo bellezza e inclusione.
Un progetto particolarmente innovativo è il Bistrò 53, inaugurato nel 2017 a Carpi, all’interno del Parco di Villa Chierici. Più che un semplice ristorante, è un luogo dove giovani con disabilità e studenti della scuola alberghiera lavorano fianco a fianco, imparando un mestiere e trovando un’occasione di riscatto. Anche il settore agricolo entra in questa rete di solidarietà: con la Cooperativa Sociale Buccia si coltivano ortaggi biologici e si producono conserve, vendute nei mercati locali. Ogni prodotto porta con sé una storia di lavoro, dignità e inclusione.
A testimonianza dell’eredità lasciata da don Ivo, nel 2021 nasce la Fondazione Don Ivo Silingardi – Nazareno, che oggi porta avanti il suo progetto a Bologna, con la residenza Casa Mantovani. La Fondazione non è solo un’istituzione, ma la prosecuzione naturale di un sogno: costruire comunità in cui nessuno venga escluso.
La vita di don Ivo Silingardi è stata un esempio di coerenza e di coraggio. Ha visto la sofferenza da vicino e ha scelto di rispondervi con creatività e speranza. Ha creduto nella forza dell’educazione, del lavoro e dell’arte come strumenti di riscatto. La sua eredità continua a vivere ogni giorno, nelle persone e nei luoghi che portano avanti la sua missione. La sua storia ci ricorda che la fragilità non è un limite, ma può diventare il punto di partenza per costruire bellezza e futuro.
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