Una volta Enzo Jannacci notò qualcosa di particolare nelle persone che vedeva in giro al Meeting di Rimini

Lei: “Vedi, Enzo, questa è gente… normale”. Lui: “No, ti sbagli: questa è gente pulita”. Lui è Jannacci, quella volta in giro per il Meeting di Rimini con gli occhi come radar avidi di cogliere l’umano. Lei un’amica sua e del sottoscritto. Normale voleva dire che i ciellini non sono alieni piovuti giù dal pianeta sacrestia. Pulita voleva dire che in quella gente l’umano non l’aveva data vinta all’alienazione, e glielo si vedeva in faccia. Jannacci aveva ragione, ma anche l’amica non aveva torto.



Nel messaggio alla kermesse riminese, papa Leone ha messo bene in ordine le cose parlando della “vocazione della Chiesa (alias del cristiano, alias della gente del Meeting, ndr) ad abitare il deserto in profonda comunione con l’intera umanità“.

All’incirca con questo sentimento mi sono portato dietro, venendo al Meeting, facce e storie di certa gente “normale” che incontro spesso (mi basta uscire di casa), persone con quelle facce un po’ così, con una vita un po’ così; a dir tutto, un po’ disgraziati e un po’ cialtroni; un po’ generosi e un po’ carogne; un po’ desiderosi di volare e un po’ tanto con le ali tarpate; sempre minacciati dalla desertificazione dell’umano perpetrata dal combinato disposto di potere e peccato originale, eppure con in fondo da qualche parte un cuore insopprimibile che attende, anche a sua insaputa, il bene, il bello, il giusto. E chi non è così?



Giovanna, 45 anni, sola, straobesa,  problemi di salute fisica e mentale, in carico ai servizi sociali, quotidianamente ti assilla con telefonate i cui confida paure, dubbi, e anche quante volte e come è andata di corpo. E meno male che ha qualcuno cui poter telefonare. Vuole anche rendersi utile, e meno male che c’è qualcuno che l’asseconda.

Al Meeting si parla molto di welfare. Ce n’è sempre più bisogno, ma così com’è sarà sempre meno sostenibile ed efficiente. Giusto e necessario farsene carico, trovare vie nuove e mattoni nuovi. Sapendo che non sarà mai solo un apparato di servizi la risposta adeguata al bisogno, ma anche necessariamente una convivenza più solidale e unita, cominciare dalla famiglia e dal vicinato. Come per Giovanna. Che sarebbe bello, purtroppo impossibile, portare a respirare e magari rendersi utile al Meeting.



Poi c’è il Disoccupato Anonimo, si direbbe sui 55. Brutta età per ritrovare un impiego. Qui si potrebbe parlare della necessità di politiche attive per il lavoro e di formazione permanente. Si, va beh, ma intanto lui se ne sta sempre muto (infatti se ne ignora il nome) e solitario nello stesso bar; di permanente lì ci sono la sua presenza a un tavolino all’angolo, la malinconica scarsa illuminazione del locale e l’immancabile bottiglietta di Ceres in mano. Si vede lontano un miglio che è demotivato ed enerve. La desertificazione e la solitudine gli hanno portato via anche l’ultimo mattone, l’ultima voglia. Come è vero che il riscatto può solo nascere nella  persona attraverso una compagnia.

Si proclama parecchio occupato, invece, Carlone, l’Imbianchino della Escort. Nessuno maligni. La Escort è una vecchissima Ford nera station-wagon ingombra di bidoncini di pittura murale e fruste pennellesse. Staziona, lui e la sua Escort, all’altro bar, Bar48, prevalentemente occupato a mandar giù numerosi Campari spruzzati, centellinandoli a lungo, non per il gusto, ma per non restare a zero di soldi e fegato, rispettivamente scarsi e usurato. Sono più gli spruzzati che ingolla in un giorno che le rullate di tempera che stende in una settimana. Però è di buona compagnia e di piacevole conversazione.

Cerca anche di capire le cose, di documentarsi e non sparare sentenze massimaliste come, ahimè, d’uso assi frequente. Al Meeting troverebbe buon alimento. Per capire, E per conoscere risposte vissute, esperienze grandi, confronti appassionati al vero e non al litigio, novità e resistenze umane, e costruzioni “con mattoni nuovi” pur nei deserti più devastati.

Devo dire ancora almeno di Ludmila, 45 anni, ucraina. Dall’inizio della guerra è in Italia, per mantenersi e far studiare il figlio ventenne. I suoi genitori sono rimasti là, a Suni, estremo Nord-Est, proprio al confine con la Russia, vicinissimo alla linea del fronte. Alla loro età non se la sono sentita di abbandonare la loro terra, anzi il loro orto da cui cavano patate e altro cibo.

Ludmila questo mese è da loro. Speriamo che torni sana e salva. Nel suo parentado ci sono persone di origine russa e di origine ucraina: tra di loro, come nella comunità più vasta, non c’è mai stata inimicizia né estraneità. Ma ora… avanza il deserto delle macerie, e forse del rancore. Come sono importanti le testimonianze dei costruttori di pace – dai martiri d’Algeria alle due donne, israeliana e palestinese, madri di figli entrambi uccisi!

Camìla, ragazza argentina che ha aperto una cremeria con la madre. “Dove andrai in vacanza?”, mi ha chiesto recentemente. “Un po’ in montagna e dopo Ferragosto a Rimini. Ma non al mare, al Meeting per l’amicizia tra i popoli”. Non faccio in tempo a riassumerle in due parole di che trattasi che è già sul telefonino a googlare: “Wow, es una cosa grande!”. “Se vuoi, vieni. Ti spari un Freccia e sei lì in un attimo”. “Quest’anno no puedo. Però…”. Le ho dato il “Tracce” (mensile di CL, ndr) che ha anticipato tante bellissime cose di questo Meeting.

Con in mente tutti costoro che ho nominato, più altri sottaciuti, ho guardato in questi giorni  questa fornace di mattoni nuovi – la gente, i convegni, le mostre, i volontari (specie quelli negli assolati deserti ai parcheggi!) – augurandomi, anzi domandando, per me e anche i per i sopra nominati… gli occhi di Jannacci. Direi che ne ho tratto beneficio.

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