Ogni nostro sforzo, di fronte al tempo, cede. L’unico abbraccio capace di contenere tutte le dimensioni dell'umana esistenza è quello di Cristo risorto

Papa Leone l’ha detto senza troppi giri di parole, rivolgendosi lo scorso 28 agosto a una delegazione di personalità politiche francesi: “Il responsabile cristiano è meglio preparato ad affrontare le sfide del mondo attuale, naturalmente nella misura in cui vive e testimonia la fede operante in lui, il suo rapporto personale con Cristo che lo illumina e gli dà questa forza. Gesù lo afferma con vigore: ‘perché senza di me non potete far nulla’ (Gv 15, 5); non bisogna quindi stupirsi che la promozione di ‘valori’ – per quanto evangelici siano – ma ‘svuotati’ di Cristo che ne è l’autore, siano incapaci di cambiare il mondo”.



Il dibattito sulle sfide del tempo presente, su qualsiasi sfida di qualsiasi tempo presente, alla fine si ferma sempre lì: ciò che riteniamo decisivo non passa, non vince.

C’è sempre qualcosa di più forte rispetto a quello che riteniamo vero, e lo vediamo diffondersi con più persuasività. Dilaga, si insinua, ammalia le menti, determina i costumi, ispira le leggi, muove la politica, inganna i semplici, scoraggia i determinati, oppone gli amici, vanifica i migliori tentativi.



Quindi? Non è meglio battere la ritirata ammettendo la sconfitta? O adeguarsi all’andazzo del vincitore?

È sempre dal Papa che arriva la risposta: “La salvezza che Gesù ha ottenuto con la sua morte e la sua resurrezione racchiude tutte le dimensioni della vita umana, quali la cultura, l’economia e il lavoro, la famiglia e il matrimonio, il rispetto della dignità umana e della vita, la salute, passando per la comunicazione, l’educazione e la politica. Il cristianesimo non si può ridurre a una semplice devozione privata, perché implica un modo di vivere in società improntato all’amore di Dio e del prossimo che, in Cristo, non è più un nemico ma un fratello”.



Rembrandt, volto di Cristo

Più i tempi sono ostici, più le prove sono dure e più siamo costretti a verificare cosa è in grado di reggere quand’anche tutto dovesse capitolare. C’è una sola condizione: non cambiare il metodo di Dio. È la salvezza di Cristo l’unico abbraccio capace di contenere tutte le dimensioni dell’umana esistenza, le stesse per cui spesso ci battiamo e discutiamo.

Ma la salvezza ottenuta da Cristo ha percorso una strada precisa, quella della morte e risurrezione. Dio ha deciso di tornare protagonista della storia accettando di essere messo in un angolo. Per questo la prima grande questione, il primo e vero “valore” da difendere e verificare è il posto che la Sua presenza occupa nella nostra vita.

Lo ricordò Benedetto XVI rivolgendosi al Pontificio Consiglio per i laici il 25 novembre 2011: “A volte ci si è adoperati perché la presenza dei cristiani nel sociale, nella politica o nell’economia risultasse più incisiva, e forse non ci si è altrettanto preoccupati della solidità della loro fede, quasi fosse un dato acquisito una volta per tutte”.

Tutto, se svuotato di Cristo, perde il suo contenuto e ciascuno lo può verificare nelle conseguenze che non tardano a mostrarsi. È come se una nube sottilissima piombasse sul quotidiano, sclerotizzando le cose più belle, anestetizzando i desideri più veri, arrestando le domande più brucianti.

Don Giussani lo esplicitò così: “Nell’appiattimento del desiderio ha origine lo smarrimento dei giovani e il cinismo degli adulti; e nell’astenia generale l’alternativa qual è? Un volontarismo senza respiro e senza orizzonte, senza genialità e senza spazio e un moralismo d’appoggio allo Stato come ultima fonte di consistenza per il flusso umano” (Luigi Giussani, L’io, il potere, le opere, Marietti, 2000, p.168).

Che libertà occorre per aspettarsi solo da Cristo la salvezza di tutto l’uomo, e quindi anzitutto la mia. Questo consentirà un’intrapresa intelligente e un contributo adeguato alle sfide del tempo presente, evitando di trasformarci negli “utili idioti” del vincitore di turno, replicando schemi, ripetendo parole, ribandendo concetti che – grazie a Dio – non muovono più nessuno.

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