La didattica a distanza, per una famiglia italiana su tre, più che una possibilità ha rappresentato un impedimento vero e proprio

Inevitabilmente, la pandemia di Coronavirus che ormai da un anno a questa parte ammorba l’intero orbe terracqueo ha rivoluzionato anche le abitudini e lo stile di vita degli italiani, a cominciare dalle restrizioni circa gli spostamenti e il distanziamento sociale, sino ad arrivare alla didattica a distanza, oggi denominata didattica digitale integrata, che ha costretto il mondo della scuola a effettuare in poche settimane un’evoluzione tecnologica rimandata per troppi anni e alla quale, in Italia, non si era ancora del tutto pronti.



Si è dunque dovuto fare di necessità virtù, anche se, soprattutto nelle primissime settimane di adattamento, i risultati non sono stati propriamente lusinghieri. L’insegnamento, in ogni caso, è passato dalla tradizionale lezione frontale, in presenza, all’interno di un’aula dotata di lavagne, cattedra e banchi, a un dialogo via webcam fra insegnanti e studenti, per i quali non è stato neppure facile mantenere alta l’attenzione per cinque/sei ore quotidiane davanti a uno schermo, senza possibilità di confronto diretto con i propri compagni.



30% FAMIGLIE IN CRISI CON LA DIDATTICA A DISTANZA

La didattica a distanza, però, ha rappresentato un problema serio per molti nuclei familiari: lo testimonia una ricerca condotta da Unicef insieme all’Università Cattolica del Sacro Cuore, i cui risultati tratteggiano un quadro in perfetta linea con il digital divide italiano. Infatti, il 30% delle famiglie ha avuto e sta avendo gravi difficoltà ad aiutare i figli costretti a impiegare la Dad per seguire le lezioni da casa. Addirittura, nel corso del lockdown, una famiglia su tre non ha potuto sostenere l’apprendimento a distanza dei bambini. Altri numeri? Al 46% delle famiglie è stato consegnato un dispositivo digitale dalle scuole e una su 4 ha ricevuto un abbonamento a internet. Invece, il 27% delle famiglie non aveva comunque tecnologie adeguate e il 30% dei genitori non ha avuto tempo a disposizione per aiutare i propri figli. Infine, il 6% dei bambini non ha potuto accedere per problemi di connessione o mancanza di dispositivi: urge una sterzata rapida anche sul fronte tecnologico nel nostro Paese, se si vuole davvero superare la pandemia in tutti i settori.

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