Il ministro degli Esteri di Israele Gideon Saar parla a Libero della guerra a Gaza, criticando chi riconosce la Palestina e legittima Hamas
Intervenuto per la prima volta dopo parecchi mesi sulle pagine di un quotidiano italiano – precisamente Libero – il ministro degli Esteri di Israele Gideon Saar ha parlato dell’attuale situazione a Gaza, dell’infinita guerra condotta contro Hamas, del crescente antisemitismo in ogni angolo del mondo e della decisione di alcuni stati di riconoscere formalmente l’esistenza dello Stato della Palestina; oltre che – ovviamente – dei “dissidi” con il presidente Sergio Mattarella e con il pontificato di Leone XIV.
Partendo proprio da qui, Saar di è detto molto “dispiaciuto” per le parole pronunciate da Mattarella e molto “deluso” per la posizione della Chiesa – espressa, in questo caso, dal segretario Pietro Parolin -, precisando che nel primo caso Israele sta operando “nel pieno (..) diritto internazionale” – salvo “errori [e] tragedie” che a suo avviso in guerra sono sempre inevitabili, come la distruzione della Chiesa della Sacra Famiglia – e che nel secondo caso il riconoscimento della Palestina “serve solo ad allontanaci dalla pace e della sicurezza“.
Soffermandosi ancora sul tema umanitario, infatti, il ministro Saar ha ricordato che “un paese che commette ‘genocidio’ non permetterebbe che arrivassero a Gaza i numeri straordinari di aiuti” concessi nell’ultimo periodo, ricordando – per esempio – le tante “attrezzature mediche” consegnate nella Striscia, le “pause umanitarie” per la consegna degli aiuti con i camion e i “lanci aerei” che a breve saranno effettuati anche dal governo italiano; definendo l’accusa di genocidio una vera e propria “propaganda antisemita“.
Gideon Saar: “Riconoscere oggi la Palestina significa legittimare Hamas, consegnando Gaza all’Iran”
Al di là del tema umanitario, il ministro Gideon Saar ci tiene anche a ricordare che Israele fino a ora ha sempre “duramente” lavorato per arrivare a un cessate il fuoco duraturo, tanto da aver “accettato [l’ultima] proposta dei mediatori americani e arabi”: il problema – a suo avviso – è Hamas che oltre a non averla “accettata”, ha anche avanzato “condizioni irragionevoli” e oggi “rifiuta di negoziare“.

Ma se da un lato Hamas è un problema per la pace a Gaza, secondo il ministro di Tel Aviv lo sono anche in misura identica “le iniziative anti-israeliane” di alcuni stati europei, riferendosi – in particolare – al riconoscimento dello Stato della Palestina: questo punto, infatti, a suo avviso non fa altro che “irrigidire” le posizioni di Hamas, che approfitta del “sentimento anti-israeliano in Occidente” per “allontanare” la soluzione al conflitto; al punto che oggi “non [è] possibile un cessate il fuoco nel breve periodo”.
Riconoscere oggi la Palestina – spiega ancora Saar avviandosi alla conclusione dell’intervista – significa riconoscere “uno Stato di Hamas“, tra i più radicalizzati al mondo, con la conseguenza di rendere l’intera regione mediorientale “ancora più instabile” dato che l’Iran potrebbe sfruttare la posizione di Hamas “a pochi chilometri da tutti i nostri centri abitati” per avviare dei nuovi conflitti direttamente al confine con lo stato ebraico.
