Governo Meloni impugna la legge 23 di Regione Sicilia che obbliga concorsi pubblici per soli medici non obiettori di coscienza. Nuovo scontro sull'aborto
PERCHÈ IL GOVERNO HA IMPUGNATO LA LEGGE DELLA SICILIA SUI CONCORSI PER MEDICI “NON OBIETTORI”
Non è così inusuale che un Governo impugni una legge regionale di una Regione che ha esprime la medesima coalizione in maggioranza, anche perché spesso sono questioni a carattere territoriale e organizzativo: il caso della legge “anti-obiettori di coscienza” sull’aborto, promulgata dalla Regione Sicilia negli scorsi mesi, ha però un taglio diverso ed esprime una vicenda politica piuttosto particolare.
Nell’ultimo CdM prima della pausa estiva, il Governo Meloni oltre ad approvare il ddl sulla disforia di genere ha di fatto impugnato davanti alla Corte Costituzionale la legge 23 di Regione Sicilia approvata ad inizio giugno con una maggioranza “bipartisan” (27 i Sì contro i 21 No): il motivo è semplice, la legge approvata in ARS (Assemblea Regionale Siciliana, il parlamentino della Sicilia che è regione a statuto speciale) prevede l’obbligo per gli ospedali pubblici regionali di assumere personale sanitario e medici che non siano obiettori di coscienza sull’aborto.
Come comprensibile, una legge del genere ha subito generato scompiglio e polemiche tanto in Sicilia quanto a livello nazionale, anche perché si scorgono in maniera alquanto evidente un possibile principio di incostituzionalità nel rendere concorsi pubblici per una singola categoria di lavoratori: in sostanza, con questo tipo di legislazione – seppur regionale – si arriva ad escludere un medico, infermiere o oss in base alle proprie convinzioni etiche e di idee. Proposta dal consiglieri Pd in ARS, ma sostenuta trasversalmente da altri consiglieri regionali di Centrodestra, la legge 23 del 5 giugno 2025 approvata dall’Assemblea a Palermo prevedeva inoltre l’obbligo per ospedali e aziende sanitari di provvedere a sostituire medici non obiettori qualora questi abbiano cambiato idea in merito alla propria convinzione.
ROCCELLA E SCHILLACI CONTRO IL BIPARTISAN SICILIANO SULL’ABORTO: ECCO COSA È SUCCESSO
La spinta contro la legge di Regione Sicilia è giunta dai due Ministri Roccella e Schillaci, rispettivamente i titolari di Famiglia e Salute: tutto il Governo Meloni ha però accolto positivamente la proposta d impugnare la legge di Regione Sicilia perché mina alla base la legislazione nazionale costituzionale sul fronte dell’obiezione di coscienza, garantita appieno dalla Legge 194 che regola l’aborto in Italia.
Al netto del celebre parere del Comitato Nazionale di Bioetica del luglio 2012, dove si dimostrava con letteratura giuridica e politica che l’obiezione di coscienza ha pieno diritto costituzionale, la legge della Sicilia rischia di minare la validità e la possibilità per tutti di accedere ad un concorso pubblico sanitario. Secondo il Movimento per la Vita, che era molto critico sulla legge siciliana approvata, vi è sconcerto per un totale «accanimento contro i medici obiettori», quando invece correrebbe dialogare e confrontarsi assieme per prevenire l’aborto evitando il trauma tanto alle donne quanto alla libertà di coscienza del personale sanitario.
Il Pd, che ha proposto la legge in Sicilia, non accetta l’impugnazione del Governo Meloni in Consulta e prepara battaglia politica nelle prossime settimane: «è una norma di civiltà», spiega il firmatario della legge, nonché deputato Dem in ARS, Dario Safina. Una legge che non limita, secondo i promotori, ma che dovrebbe invece garantire sempre il diritto delle donne ad interrompere la gravidanza nei termini previsti dalla Legge 194. Di contro invece, il Centrodestra nazionale – da FdI a Lega fino a Forza Italia – ritiene la legge siciliana del tutto «strumentale» e che non garantisce a tutti la possibilità di partecipare ad un concorso pubblico sanitario.
Come aveva messo bene in evidenza il quotidiano della CEI “Avvenire” lo scorso maggio dopo aver visionato il testo finale della legge a Palazzo dei Normanni, sono svariati i potenziali profili di incostituzionalità che si sollevano con la norma “anti-obiettori”: dalle violazioni della legge 194 sull’obiezione di coscienza fino all’articolo 117 della Carta Costituzionale (sul rispetto delle Regioni per la Costituzione), passando dalla potenziale discriminazione dei medici obiettori fino agli articoli sulla libertà di pensiero, diritti inviolabili dell’uomo e diritto di libertà religiosa.