Il Ministero della Salute ha emesso nei giorni scorsi la Relazione sull’Aborto relativa ai dati del 2020. Il report evidenzia che in Italia il ricorso all’IVG è in continua e progressiva diminuzione dal 1983 (anno in cui se ne sono registrate 234.801). In totale nell’anno di riferimento ne sono state attuate 66.413, con un calo rispetto all’anno precedente del -9,3%. Il Paese in questo modo continua ad essere uno tra quelli Occidentali con il tasso di abortività (pari a 5,4 per 1.000) più basso. I motivi di questo andamento, secondo gli esperti, possono essere ricondotti anche all’utilizzo sempre più diffuso dei mezzi di contraccezione d’emergenza, come la pillola del giorno dopo.
Il ricorso all’IVG, in particolare, nel 2020 è diminuito in tutte le classi di età, ma in modo più netto tra le giovanissime. Gli interventi sulle minorenni sono soltanto il 2,6% del totale. I tassi di abortività più elevati restano invece nelle donne di età compresa tra i 25 e i 34 anni. Per quanto riguarda la provenienza le IVG effettuate da donne straniere rappresentano il 28,5%, in calo rispetto al trend precedente. Tra italiane e straniere, in tal senso, si evidenzia una differenza in base allo stato civile: le nubili che fanno ricorso all’aborto italiane sono il 63,1%, mentre quelle straniere il 45,4%.
Aborto, Relazione 2020 evidenzia calo del -9,3%. I dati sugli obiettori
La Relazione sull’Aborto relativa al 2020, nonostante evidenzi un calo del -9,3%, mette anche l’accento sul fatto che permane elevato il numero di obiettori di coscienza per tutte le categorie professionali sanitarie, in particolare per i ginecologi (in media al 64,6%). La situazione diventa ancora più netta in determinate regioni. L’Abruzzo tocca quota 83,8%, il Molise 82,8%, la Sicilia 81,6% e la Basilicata 81,4%. Davanti a loro solo la provincia di Bolzano con 84,5%.
Il Ministero della Salute, in tal senso, ha sottolineato che l’organizzazione dei servizi IVG deve essere tale che vi sia un numero di figure professionali sufficiente da garantire alle donne la possibilità di accedere all’interruzione volontaria di gravidanza, come indicato nell’articolo 9 della legge n. 194/78. Questo dovrebbe essere garantito dalle Regioni, per tutelare il libero esercizio dei diritti sessuali e riproduttivi delle donne e l’accesso ai servizi IVG e minimizzare l’impatto dell’obiezione di coscienza nell’esercizio di questo diritto.