Il Regno Unito lavora alla “depenalizzazione assoluta” dell’aborto: all’esame un emendamento per rendere l’interruzione di gravidanza possibile a casa e fino alla nascita

Mentre in Francia è atteso il voto favorevole dei due rami del Parlamento per iscrivere nella Costituzione la libertà per le donne di far ricorso all’aborto, nel Regno Unito si riapre il dibattito sulla depenalizzazione dell’aborto e si discute di interruzioni di gravidanza fino alla nascita. L’occasione è offerta, spiega l’Avvenire, da un emendamento presentato dalla deputata laburista Diana Johnson per modificare la legge sulla giustizia penale, il cosiddetto Government Criminal Justice Bill. La proposta è di rendere legale per una donna procurarsi un aborto con mezzi propri, ad esempio a casa sua, senza doversi rivolgere a un ospedale, e di poterlo fare in qualsiasi momento della gravidanza, quindi anche fino alla nascita del bambino. Infatti, nel Regno Unito l’aborto è ancora disciplinato da una legge del 1861 in base alla quale le donne che decidono di abortire al di fuori delle eccezioni previste rischiano anche il carcere.



In virtù di una deroga, approvata nel 1967, le donne possono ricorrere all’aborto sulla base del parere di due medici ed entro le 24 settimane di gestazione. Superato questo termine, l’interruzione di gravidanza è consentita solo se c’è un rischio per la vita della donna, se il feto è portatore di un handicap o se la donna rischia di soffrire conseguenze gravi dal punto di vista fisico e psicologico. L’emendamento in questione entra nel merito di due articoli, proponendo che non vengano più applicati alle donne che decidono di abortire e che «le donne vengano rimosse dall’insieme delle regole che disciplinano il fenomeno dei reati».



ABORTO UK, “EMENDAMENTO ESTREMO E PERICOLOSO”

Ciò vuol dire che una donna che ricorre all’aborto anche con pillole abortive a casa sua, in ogni momento della gravidanza, non commetterebbe più un reato con l’approvazione di tale emendamento. La liberalizzazione della legge sull’aborto verrebbe, però, applicata solo alle donne, non alle organizzazioni e alle cliniche che offrono l’aborto. Quindi, dovrebbero continuare a rispettare il limite delle 24 settimane di gestazione. Per Grace Browne, portavoce della Società per la protezione dei bambini non nati, che è una delle più importanti organizzazioni britanniche pro vita, l’emendamento è «estremo, pericoloso per le donne e per i bambini non nati».



Inoltre, come riportato dall’Avvenire, ritiene che vi sia una contraddizione, «perché mentre gli ospedali non potrebbero offrire l’aborto oltre le 24 settimane di gravidanza, le donne potrebbero abortire in qualunque momento, basta che lo facciano da sole». Il timore è che con l’approvazione dell’emendamento «gli aborti tardivi, traumatici e pericolosi per le donne, aumenteranno». Inoltre, la depenalizzazione dell’aborto viene giudicato «uno degli attacchi più severi alla vita dei bambini non nati nel Regno Unito da quando, nel 1967, è stato implementato l’Abortion Act, che ha legalizzato l’aborto».