Abu Mazen è tornato a chiedere la resa di Hamas: il leader dell'ANP si dice pronto ad assumere il controllo della Striscia di Gaza dopo la guerra
Abu Mazen chiede la resa di Hamas: “L’ANP può governare la Striscia di Gaza”
In una giornata in cui i negoziati sulla guerra a Gaza sembrano essere giunti a una positiva svolta – ci torneremo a breve – il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese Abu Mazen, che governa in Cisgiordania, è tornato ad attaccare i miliziani di Hamas, più volte criticati nel corso di questi ultimi anni per aver dato inizio a un conflitto che perdura ormai da quasi due anni ininterrotti (salvo poche pause umanitarie) e che sta ormai danneggiando solamente più i cittadini palestinesi.maz
L’occasione per il nuovo attacco rivolto da Abu Mazen ad Hamas è stato il suo recente incontro con Tony Blair, ovvero l’ex primo ministro britannico: il presidente dell’ANP – esattamente come aveva fatto poche settimane fa – ha nuovamente incalzato i miliziani palestinesi a consegnare le loro armi, rilasciare tutti gli ostaggi che ancora detiene nella Striscia di Gaza e a porre definitivamente fine ai combattimenti, tutelando il bene di quello stesso popolo che dovrebbe governare.
Non solo, perché Abu Mazen ha nuovamente chiarito che il futuro di Gaza – alla fine dei combattimenti – non prevederà alcun governo guidato da Hamas, offrendosi con la sua ANP di assumere la guida dell’enclave palestinese; mentre rivolgendosi ai leader israeliani, li ha esortati ad accettare a loro volta un cessate il fuoco immediato per permettere agli aiuti umanitari di raggiungere la Striscia, invitandoli poi anche a rilasciare tutti i palestinesi che si trovano nelle carceri di Israele.
Continuano le trattative per la pace tra Israele e Hamas: Netanyahu pronto a fare nuove concessioni per interrompere il conflitto
Insomma, per l’ennesima volta Abu Mazen sembra volersi ergere a possibile futuro leader della Striscia di Gaza, aprendo le porte alla riunificazione del territorio palestinese diviso dall’occupante israeliano: ipotesi – specialmente quella guida da parte dell’ANP – più volte rigettata dallo stesso premier di Tel Aviv Bibi Netanyahu, in queste ore impegnato in un’altra tornata di trattative a Doha mediate – ancora una volta – dagli USA.
Trattative – fanno sapere le fonti a diversi quotidiani italiani ed esteri – che sembrano essersi incagliate nell’ormai consueta impossibilità a trovare una mediazione tra Israele e Hamas, ma è di queste ore l’annuncio da parte dello stesso Netanyahu di essere disposto a fare compromessi del tutto nuovi su argomenti non meglio precisati sui quali in precedenza non era disposto a mediare, con il presidente USA Donald Trump che nelle ultime ore si è detto speranzoso che si raggiungerà un accordo entro la fine di questa settimana.
Contestualmente, sempre nelle lunghe trattative per la pace e per il futuro dell’enclave palestinese, il premier israeliano e diversi sui fedelissimi avrebbero rigettato durante la proposta della “città umanitaria” a Gaza avanzata dal titolare del dicastero della Difesa Israel Katz: la ragione sarebbe soprattutto legata agli altissimi costi che il governo di Tel Aviv dovrebbe affrontare, oltre che ai tempi eccessivamente dilatati – l’IDF ipotizza che possano essere necessari tra 3 ai 12 mesi – che farebbero cadere l’esigenza umanitaria che giustifica il progetto.