Trump scrive a Khamenei: “Trattiamo sul nucleare”. L’accordo non dispiacerebbe a Israele e Russia. L’Iran eviterebbe le pesanti sanzioni
L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) dice che l’Iran sta arricchendo l’uranio oltre le regole, facendo capire, quindi, che si avvicina sempre di più alla possibilità di costruire un’arma nucleare. Un’eventualità che, però, potrebbe essere scongiurata dalle trattative che il presidente USA, Donald Trump, ha offerto all’ayatollah Khamenei proprio per accordarsi sul programma nucleare di Teheran. Agli statunitensi (e agli israeliani) farebbe comodo raggiungere un’intesa per scongiurare il pericolo di una potenza nucleare nell’area e per evitare l’attacco militare paventato da Netanyahu nei confronti dei siti nucleari iraniani.
L’Iran, invece, spiega Rony Hamaui, docente di scienze bancarie all’Università Cattolica di Milano ed esperto di economia e finanza islamica, ha un bisogno disperato che vengano tolte le sanzioni occidentali contro la sua economia, ora in grave crisi. Trump ha già minacciato la controparte: se non si arriverà a un accordo, la pagherà cara. Alla decisione di negoziare probabilmente ha dato il suo contributo anche la Russia, impegnata nelle trattative sulla guerra in Ucraina proprio con gli americani: il Cremlino si è detto disponibile a mediare affinché Washington e Teheran trovino un’intesa.
Trump ha inviato una lettera a Khamenei, rendendosi disponibile a trovare un accordo sul programma nucleare iraniano. Il presidente americano prosegue nei suoi tentativi di pacificazione e stavolta ci prova con Teheran?
Da Trump ci si può aspettare tutto e il contrario di tutto. L’idillio che sta vivendo con i russi lo ha indotto a credere di poter risolvere i problemi relativi alla situazione ucraina, ma anche quelli che riguardano il Medio Oriente, almeno nella parte sulla quale la Russia ha una maggiore presa: l’Iran, che poi è il problema principale di tutta la regione. Per certi versi questa iniziativa fa parte del personaggio Trump, della sua filosofia e dei suoi tentativi, anche goffi, di arrivare a soluzioni pacifiche nei vari conflitti.
Nei giorni scorsi la Russia aveva dato la disponibilità a mediare proprio tra USA e Iran. Alla decisione americana di aprire una trattativa ha contribuito anche Putin?
Assolutamente sì. Credo che nel “pacchetto” che Trump offre alla Russia ci sia anche un accordo sull’Iran. Teheran, tra l’altro, ha appena licenziato il suo ministro dell’Economia. Il Paese vive un periodo turbolento a livello istituzionale: sta soffrendo una situazione particolarmente complicata, anche perché ha perso i suoi migliori alleati nell’area. Trump, in questo periodo, ha un po’ stretto le maglie nei confronti degli iraniani: le esportazioni di petrolio, più o meno clandestine, sono diventate più difficili. Insomma, la situazione dell’Iran è complicata: la Russia lo sa bene, Trump pure. Può essere che i due riescano a convincere Khamenei ad accettare un accordo di denuclearizzazione.
L’approccio di Trump sembra lo stesso adottato con Hamas: agli iraniani dice che, se non ci sarà un accordo sul nucleare, sarà peggio per loro. In questi giorni, tra l’altro, ci sono state esercitazioni comuni dell’aeronautica americana e israeliana, ma anche un annuncio USA che verranno bloccate le navi che trasportano petrolio iraniano. Forme di pressione per convincere gli ayatollah a raggiungere un’intesa?
Sì, Trump vuole tenere sotto pressione l’Iran, mentre nei confronti della Russia ha un po’ più di fiducia. Il clima mondiale, d’altra parte, è di grande movimento, se non di grande confusione: ci sta anche un tentativo per far quadrare la situazione iraniana. Che poi ci si riesca è tutto da vedere.
A grandi linee quali potrebbero essere i termini dell’accordo?
Denuclearizzazione da parte dell’Iran e abolizione delle sanzioni nei suoi confronti. Oggi quello che l’Iran vuole di più è che vengano abolite le sanzioni o comunque molto alleggerite, mentre gli americani chiedono soprattutto che l’Iran non prosegua nel processo di costruzione di una bomba atomica.
L’Iran, in questi giorni, ha nominato come ambasciatore all’organismo di controllo nucleare dell’ONU Reza Najafi, che aveva contribuito alla stesura del primo accordo sul nucleare iraniano, quello da cui Trump decise di uscire nel suo primo mandato. Un segnale che anche il regime vuole l’accordo?
Nell’Iran è in atto un grande dibattito: credo che ci sia una buona parte della struttura di potere che vuole assolutamente arrivare a un accordo con l’America, con l’Occidente. Teheran ha l’assoluto bisogno che vengano tolte le sanzioni: l’economia sta attraversando un momento di notevole difficoltà, soprattutto dopo l’ultima stretta di Trump. Prima riusciva ad esportare, seppure in maniera clandestina, discreti quantitativi di petrolio, tanto che le esportazioni erano risalite. Oggi sta accusando sempre di più gli effetti delle sanzioni, l’inflazione rimane molto alta, c’è un diffuso malcontento: insomma, c’è una situazione potenzialmente esplosiva.
Trump, alla fine, viste le sue innate doti da businessman, in caso di accordo potrebbe arrivare anche a fare affari con l’Iran?
Trump può fare affari con tutti. L’Iran è un Paese ricco di materie prime, molto popolato, interessante da molti punti di vista. Oggi (ieri, nda), per esempio, il Financial Times faceva i conti di quanti soldi ha incassato il presidente americano nelle prime settimane con le criptovalute che ha emesso. Un discorso che vale non solo in relazione al suo ruolo di presidente, ma anche a livello personale.
Come nelle trattative con Hamas, anche in questo caso Israele è stato messo in disparte? Decidono gli USA e gli israeliani si accodano?
Sì e no. L’intesa tra Netanyahu e Trump è molto più forte e consolidata. D’altra parte Israele, senza gli USA, non può attaccare l’Iran, non ne ha la possibilità dal punto di vista logistico e militare. Se si riuscisse a raggiungere un accordo, andrebbe bene anche a Tel Aviv.
All’Iran verrà chiesto di rinunciare definitivamente alle armi nucleari?
Fino a quando continueranno ad arricchire l’uranio, una rinuncia definitiva è molto difficile. Sicuramente, rispetto all’accordo precedente, chiederanno che non ci siano limiti temporali, perché lasciano il tempo che trovano e, una volta scaduti, ci si ritrova ancora da capo.
(Paolo Rossetti)
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