Alba Veronica Puddu, niente ergastolo alla dottoressa che curava tumori con ultrasuoni: pena ridotta a 18 anni in appello per vizio parziale di mente
Alba Veronica Puddu, la dottoressa condannata in primo grado all’ergastolo per aver curato i tumori dei suoi pazienti con gli ultrasuoni, dopo la sentenza in appello, dovrà scontare 18 anni di carcere per omicidio volontario, truffa e circonvenzione di incapace.
Oltre a convincere alcuni suoi pazienti a lasciare la chemioterapia, li coinvolgeva in un suo percorso per il quale si faceva pagare 90 euro a seduta. Ma quelle terapie a ultrasuoni con cui sostituiva le cure tradizionali erano inutili per i pazienti oncologici che si erano rivolti a lei. Per i suoi legali, però, l’ergastolo era una pena troppo severa, quindi hanno presentato ricorso in appello e ottenuto uno sconto.
Ciò è stato possibile, in quanto ad Alba Veronica Puddu è stato riconosciuto un parziale vizio di mente, mentre è scattata la prescrizione per quanto riguarda i reati minori. Comunque, la difesa si riserva sull’eventuale ricorso in Cassazione dopo aver esaminato le motivazioni di tale sentenza.
ALBA VERONICA PUDDU, DALL’INCHIESTA DELLE IENE AI PROCESSI
Il caso Alba Veronica Puddu era scoppiato in seguito a un’inchiesta televisiva de Le Iene che risale al 2017. Il programma scoprì che alcuni malati oncologici avevano interrotto le cure tradizionali per procedere con quelle suggerite dall’allora dottoressa. Nel gennaio 2023 era stata condannata in primo grado all’ergastolo, una pena con la quale i giudici erano andati ben oltre la richiesta dell’accusa, visto che erano stati chiesti 24 anni di carcere.
Agli atti è finita anche la perizia psichiatrica: l’analisi conclude che Alba Veronica Puddu non è totalmente capace di intendere e volere, ma rileva anche la pericolosità sociale dell’ex dottoressa, oltre alla sua incapacità nell’esercitare la sua professione.
Se fosse stata accertata la totale incapacità di intendere e volere, chiaramente le conseguenze sarebbero state rilevanti, perché ci sarebbe stata l’assoluzione, invece in virtù di quanto emerso le è stato riconosciuto uno sconto della pena, uno scenario che tutte le parti coinvolte avevano già preso in considerazione nei mesi scorsi, quando era stata accolta la richiesta di perizia.
