Nel rapporto promosso da Federalberghi vi sono dati molto interessanti sul sistema turistico ricettivo italiano
Ospitalità & ricettività. L’Italia, con 32.943 alberghi, 1,1 milioni di camere e 2,3 milioni di posti letto, risulta essere il Paese europeo con la più grande capacità ricettiva alberghiera. Lo ha stabilito il recente “Rapporto sul sistema alberghiero e turistico ricettivo in Italia”, promosso da Federalberghi, giunto alla decima edizione e curato dall’Istituto Internazionale di Studi, Formazione e Promozione Turistico Alberghiera “Giovanni Colombo”.
Le categorie. Quella più numerosa è la media, ovvero quella dei 3 stelle e delle RTA. Fanno parte di questo gruppo 18.182 alberghi (il 55,2% dell’offerta). Delle categorie più alte, invece, fa parte il 22,5% degli alberghi: 6.639 i 4 stelle e 771 i 5 stelle. Gli alberghi a 1 e 2 stelle rappresentano invece il 22,3% e sono rispettivamente 2.339 e 5.002.
La situazione è mutata profondamente: nel 2000 la categoria più numerosa era quella degli alberghi a 1 e 2 stelle (49,3% dell’offerta); i 3 stelle e le RTA erano il 42,2% mentre ai 4 e 5 stelle appartenevano appena l’8,5% degli alberghi. Parallelamente a questo processo di riqualificazione, c’è stato anche un ampliamento della dimensione media degli alberghi: tra il 1980 e il 2024 i letti per albergo sono passati dall’essere mediamente 37,6 a 69,3.
La regione con il maggior numero di esercizi è il Trentino-Alto Adige, con 5.380 alberghi, seguita da Emilia-Romagna (4.074), Veneto (3.133), Lazio (2.864), Lombardia (2.832) e Toscana (2.712). La capacità ricettiva, in termini di camere, vede in testa l’Emilia-Romagna (141.578), seguita da Trentino-Alto Adige (123.439), Veneto (108.992) e Lazio (108.217). Gli alberghi ubicati nel sud e nelle isole sono caratterizzati da una dimensione media maggiore (91,4 letti per esercizio contro una media nazionale pari a 69,3).
La domanda. Il 61% delle presenze turistiche registrate nel 2024 in Italia (pari in valore assoluto a 283,9 milioni di presenze) ha soggiornato negli alberghi (+3,1%). Gli arrivi negli alberghi sono stati 96,4 milioni (+2,9%). 47,5 milioni di arrivi e 134,7 milioni di presenze alberghiere sono relativi a turisti italiani. Gli stranieri, invece, hanno fatto registrare 48,9 milioni di arrivi e 149,2 milioni di presenze.
Rispetto all’anno precedente c’è stato un calo dell’1,4% degli arrivi e dell’1% delle presenze italiane, mentre per gli stranieri c’è stato un aumento del 7,4% degli arrivi e del 7,1% delle presenze. La Germania, con 31 milioni di pernottamenti, è il primo Paese per area di provenienza. Seguono, con 17 milioni di pernottamenti (11,5%), i turisti dagli Stati Uniti d’America. Gli hotel a 4 e 5 stelle accolgono la maggior parte dei pernottamenti (57,9 milioni, pari al 51% del totale). La preferenza per le categorie superiori è ancora più marcata (58%) se si guarda alla sola clientela straniera.
Il maggior numero di presenze alberghiere è stato registrato in Trentino-Alto Adige con 40.818.659 pernottamenti. Al secondo posto il Lazio (35.378.104), poi il Veneto (30.631.983), l’Emilia- Romagna (29.914.287) e la Lombardia (29.324.073). In queste cinque regioni si concentra quasi il 60% delle presenze alberghiere totali.

L’extralberghiero. Si contano 232 mila esercizi e 3,2 milioni di letti. Negli ultimi cinque anni c’è stato un aumento nel numero delle strutture (+38 mila) e dei letti (+300 mila). Poco più dei due terzi sono alloggi in affitto gestiti in forma imprenditoriale, il 15,1% sono bed & breakfast e un altro 10% è rappresentato dagli agriturismi.
Nei campeggi e nei villaggi turistici si concentra il 41% del totale dei letti offerti dal comparto extralberghiero. Nel 2024 ci sono stati 43 mila arrivi e 182,3 mila presenze nelle strutture extralberghiere italiane. Rispetto al 2023 si registra un aumento dell’8,3% degli arrivi e del 6,1% per le presenze. Il 42% della clientela è costituita da italiani, che nel 2024 fanno registrare un aumento del 3,5% degli arrivi e dello 0,8% delle presenze. La maggioranza degli ospiti in queste strutture (57,5%) è relativa a turisti stranieri.
Gli alloggi in affitto gestiti in forma imprenditoriale attraggono il 39% delle presenze extralberghiere. Al secondo posto troviamo i campeggi e i villaggi turistici (38%) seguiti dagli agriturismi (10%) e dai bed & breakfast (3%).
I trend. Negli ultimi sessant’anni, la permanenza media negli esercizi ricettivi si è quasi dimezzata, passando da 6,2 giorni nel 1960 a 3,2 nel 2024, un ridimensionamento che non è indice di una riduzione della propensione a far vacanza, tant’è che nello stesso periodo i pernottamenti sono più che triplicati, da 132 milioni a 460 milioni. Il 54,5% dei pernottamenti nelle strutture ricettive riguarda cittadini stranieri: si è passati da 37 milioni di pernottamenti di turisti stranieri nel 1960 a 254 milioni nel 2024, con un incremento del 592%.
Le regioni in cui il peso delle presenze straniere supera quelle italiane sono Lazio, Veneto, Trentino-Alto Adige, Lombardia, Toscana, Friuli-Venezia Giulia, Campania e Sardegna. Nel 2024 poco più della metà delle presenze alberghiere totali si è concentrata nel periodo giugno-settembre. Le regioni con la densità turistica più elevata, superiore a duemila turisti per kmq, sono Trentino-Alto Adige, Veneto, Lazio, Liguria e Toscana. Le province in cui l’indicatore raggiunge valori più elevati sono, nell’ordine, Rimini, Venezia, Napoli, Milano, Roma.
Il tasso di utilizzazione dei letti negli alberghi fa registrare una crescita stabile nell’ultimo decennio, a eccezione del 2020. In media, il tasso di occupazione lorda (riferito all’intero anno solare) è del 35,6%, quello netto (calcolato sui soli giorni di apertura nell’anno) si aggira sul 55,2%.
L’occupazione. Il 2024 è stato nuovamente un anno record per l’occupazione dipendente nel settore alberghiero italiano, facendo registrare un numero medio di dipendenti pari a 240.205 e un valore massimo, nel mese di luglio, di 327.676 dipendenti, un aumento del 7,2% rispetto all’anno precedente e del 14,3% rispetto ai livelli pre-pandemici.
La stagionalità è una caratteristica costitutiva del settore. Il valore minimo di aziende (14.003) si registra nel mese di novembre, per i dipendenti (161.503) a febbraio. Il valore massimo è nel mese di agosto per le aziende (19.647) e luglio per i lavoratori (327.676). L’età media dei dipendenti è di 41 anni. Il 49% dei dipendenti ha meno di quarant’anni e il 28% meno di trenta.
Il lavoro negli alberghi è in prevalenza femminile: 126.177 donne (52,5% dei dipendenti), i 114.028 uomini. Negli alberghi nel 2024 hanno lavorato in media 76.539 lavoratori stranieri (pari al 31,9% dell’occupazione dipendente complessiva). Il loro numero è cresciuto di 7.451 unità dall’anno precedente (+10,8%). Nel 2024 nel settore alberghiero i contratti a tempo indeterminato hanno riguardato in media 84.595 dipendenti (35,2% del totale).
Per i contratti a tempo determinato si sono registrati in media 152.080 rapporti di lavoro, pari al 63,3% del totale. Di questi, 112.662 rapporti sono riconducibili alla stagionalità (il 46,9% del totale dei rapporti di lavoro) e 39.418 (16,4% dei rapporti di lavoro) ad altre tipologie (sostituzione, altri).
Il Trentino-Alto Adige è la regione con più lavoratori dipendenti nel settore alberghiero con 34.955 unità. La seconda è la Lombardia con 29.533 lavoratori, terzo il Veneto con 25.266. Seguono, l’Emilia-Romagna che occupa 22.222 lavoratori dipendenti e il Lazio che ne registra 19.585.
Il fatturato. Nel 2023 il fatturato del settore dell’ospitalità (alberghi ed esercizi extralberghieri) è stato pari a 36,6 miliardi di euro, con un incremento del 17,3% rispetto al 2022. Le imprese alberghiere hanno realizzato un fatturato di 27,9 miliardi di euro (più di tre quarti del totale del settore ricettivo), in crescita del 18,2% sull’anno precedente. Il dato è relativo a 21.203 imprese attive, a ciascuna delle quali possono far capo più strutture.
Il margine operativo lordo ha visto aumentare il proprio valore del 27,2% tra il 2022 e il 2023 raggiungendo così i 6,5 miliardi di euro: valore maggiore di oltre il 70% a quello che si era verificato nel 2019 con 3,8 miliardi di euro.
Per quanto riguarda i costi, invece, l’aumento è stato all’incirca del 15% sia per l’acquisto di beni e servizi sia per i costi del personale che complessivamente ammontano a 21,5 miliardi di euro.
Di questi, oltre due terzi (14,8 miliardi di euro) sono relativi all’acquisto di beni e servizi, mentre il restante terzo (6,7 miliardi di euro) riguarda i costi del personale.
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