Ad Alessandria un uomo accoltellò la moglie e il figlio: secondo la Procura, visto che i colpi furono blandi non si tratterebbe di tentato omicidio
È un’accusa destinata a far discutere e che lascerà certamente l’amaro in bocca alle due vittime, quella mossa contro il 46enne Cristian Mihai Amariei che lo scorso 2 marzo accoltellò – al culmine di una lite, forse l’ennesima, in famiglia – la moglie e il figlio maggiorenne e che fu inizialmente (verrebbe da dire: giustamente) accusato di tentato omicidio dato che entrambe i familiari sopravvissero all’assalto; tutto, almeno, fino alla perizia del medico legale di Alessandria che ha definito che l’accoltellamento fu talmente blando da non poter configurare il reato di tentato omicidio, ma solamente quello di lesioni.
Partendo dal principio, è utile ricordare che tutto accadde – appunto – nel marzo di quest’anno: la sera del 2 marzo l’uomo di Alessandria perse la testa dopo un violento litigio, afferrando un coltello e scagliandosi contro la moglie – la 51enne Rodica – e il figlio – il 23enne Richard – che era accorso in suo aiuto; mentre l’allarme fu lanciato dalla seconda figlia della coppia che dopo aver udito le violente urla corse dai vicini per chiedere aiuto.
Accoltellò la moglie e il figlio: per la Procura di Alessandria non fu un tentato omicidio perché i colpi furono lievi
Dal conto suo, l’uomo di Alessandria fu arrestato in flagranza di reato e nei successivi interrogatori ha sempre parlato di una sorta di “black out” durante l’aggressione che non gli ha permesso di mantenere il controllo; e mentre la moglie e il figlio, sopravvissuti all’accoltellamento, si erano costituti parte civile al processo scegliendo una via lontana dai quotidiani e dai media, gli inquirenti avevano ipotizzato il reato di tentato omicidio e maltrattamenti domestici.

Nel frattempo, l’uomo di Alessandria era stato inserito in un percorso con gli assistenti sociali e l’ultima novità è arrivata durate la lettura – a processo – della perizia richiesta dalla Procura: secondo il consulente, i colpi inflitti dall’uomo erano troppo “blandi e lievi” per far ipotizzare l’esistenza di una volontà omicidiaria e il reato principale di cui è accusato l’uomo è stato derubricato a “lesioni volontarie“, consentendogli – di fatto – una potenziale pena molto più lieve.
