Morte Andrea Prospero, il padre contro richiesta di patteggiamento del 18enne accusato di istigazione al suicidio: "Così è stato ucciso due volte..."

L’IRA DEL PADRE DI ANDREA PROSPERO

Dei pericoli della rete torna a occuparsi “Chi l’ha visto?“, che riaccende i riflettori anche sul caso di Andrea Prospero, lo studente 19enne trovato morto a Perugia dopo aver ingerito una dose importante di farmaci in un b&b.

Per questa vicenda un ragazzo di 18 anni di Roma è finito ai domiciliari con l’accusa di istigazione al suicidio, e potrebbe non finire mai in carcere, perché ha chiesto di patteggiare due anni e mezzo, scontando la pena con lavori di pubblica utilità. Una richiesta che ha “scioccato” il padre del ragazzo, che così verrebbe “ucciso due volte“.



Andrea Prospero (screen da Storie Italiane, Raiplay)

Michele Prospero, come riportato dal Messaggero, aveva messo in conto questo scenario, anzi aveva anche ipotizzato la richiesta del rito abbreviato o la presentazione di certificati medici per dimostrare la sua tossicodipendenza, ma ritiene inaccettabile che si parta da una pena così bassa, visto che si era avvalso della facoltà di non rispondere nell’interrogatorio di garanzia davanti al gip. “Sono anche amareggiato dal fatto che né lui né la famiglia si siano mai scusati con noi o abbiano chiesto perdono“.



MORTE ANDREA PROSPERO, SCETTICA ANCHE LA CRIMINOLOGA

Sono tanti i motivi di rabbia per il padre di Andrea Prospero: quel ragazzo poteva aiutarlo, invece lo ha “spinto a compiere quel gesto estremo“, ma c’è pure una giustizia che “non funziona” e che dimostra che “certe azioni restino impunite“. Non è alla ricerca di vendetta, ma di verità e giustizia la famiglia dello studente. Il padre ha anche ricordato che, in caso di accoglimento della richiesta, loro non potrebbero appellarsi, la vicenda si chiuderebbe così.

Scettica sulla questione del patteggiamento anche la consulente criminologa e giuridica Cinzia Mammoliti, che nei giorni scorsi ai microfoni del programma “Incidente Probatorio” di Campus Media Play ha dichiarato: “È vero che è un reato difficile da provare di solito (istigazione al suicidio, ndr), ma nel caso specifico c’era tanto materiale. Sotto il profilo strategico difensivo, la richiesta di patteggiamento è giusta, ma è previsto anche l’aiuto al suicidio, comprovato pienamente. Altro che due anni e mezzo, questo ragazzo merita vent’anni“.