Il loggione della Scala ha dimostrato coerenza. Ha srotolato striscioni contro la pulizia etnica di Israele a Gaza, ma i media stavolta hanno taciuto

Caro direttore,
il loggione della Scala merita un applauso: alla coerenza.

La sera di gala del 7 dicembre, dalla piccionaia un’invettiva a favore dell’“Italia antifascista” è stata scagliata direttamente verso il palco d’onore: orfano del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e occupato dalla seconda carica dello Stato, il presidente del Senato Ignazio La Russa. Il caso – preparato dal sindaco di Milano Beppe Sala e sublimato nell’invito sul palco della senatrice a vita Liliana Segre, testimone della Shoah – ha monopolizzato prime pagine e homepage per l’intero ponte dell’Immacolata.



Ieri pomeriggio alla Scala – durante le prove aperte del tradizionale Concerto di Natale – alcuni attivisti hanno improvvisato un “flashmob” dai palchi alti. Hanno srotolato striscioni che chiedevano “Stop bombing Gaza” e “Stop genocidio a Gaza”. Poco sotto da dove il loggionista di Sant’Ambrogio aveva contestato La Russa e applaudito Segre, sono risuonati appelli di solidarietà alla popolazione palestinese e di protesa contro il governo israeliano di Bibi Netanyahu, accusato di “fascismo” dagli stessi media di Gerusalemme e Tel Aviv.



I  media italiani hanno invece quasi ignorato il fatto.

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