Antonio Chichiarelli, il falsario coinvolto nel rapimento di Aldo Moro: cosa c'entrava con le BR e cosa significava il suo (falso) comunicato numero 7
Tra le figure più “affascinanti” (sicuramente in senso negativo) ed enigmatiche degli anni di piombo, il falsario Antonio Chichiarelli – detto da tutti semplicemente “Tony” – sarà nuovamente protagonista della diretta di oggi, lunedì 4 agosto 2025, della trasmissione Cose Nostre che andrà proprio a indagare a fondo su quel poco che sappiamo sulla figura del falsario ucciso ad appena 36 anni e che ancora oggi fa discutere ampiamente l’opinione pubblica italiana.
Il sequestro di Aldo Moro è – di per sé – una pagina piuttosto famosa della cronaca repubblicana del bel paese, con lo statista sequestrato e detenuto dalle Brigate Rosse per 55 lunghissimi giorni al termine dei quali fu ucciso e abbandonato nel bagagliaio di una Renault quattro rossa; mentre altrettanti famosi – ed è qui che entra in gioco il “nostro” Antonio Chichiarelli – sono i nove comunicati che funzionarono da contatto tra i rapitori e le istituzioni italiane.

Prima di arrivare al ruolo di Antonio Chichiarelli nell’intricatissima – e ancora eccessivamente enigmatica – vicenda di Aldo Moro, è utile ricordare giusto al volo che il falsario Tony vanta un curriculum criminale di primissimo livello: nonostante sia vissuto solamente 36 anni prima del suo misterioso assassinio, infatti, si è creato una fama per la sua abilità di falsificare le opere d’arte, partecipando anche attivamente alla “rapina del secolo” dalla Brink’s Company che gli valse la bellezza di 35 miliardi di lire.
Cosa c’entra Antonio Chichiarelli con il rapimento di Aldo Moro: il mistero del (falso) comunicato numero 7
Al di là del “cv” di Antonio Chichiarelli – che trovate approfondito nell’apposito articolo che gli abbiamo dedicato, unitamente anche a quello sulla sua misteriosa morte -, qui vogliamo soffermarci sul 18 aprile del 1978: proprio quel giorno, nel pieno della prigionia dello statista della Democrazia Cristiana, una telefonata informò la redazione del Messaggero che erano stati lasciati due comunicati delle BR nei pressi di piazza Belli.
Lì gli inquirenti – dopo un lunghissimo sopralluogo – ne trovarono solamente uno, fotocopiato e contenuto in una busta di colore arancione: nel breve testo si informava dell’avvenuta “esecuzione del presidente della DC Aldo Moro, mediante ‘suicidio’” e l’abbandono del suo cadavere nei fondali del lago della Duchessa in Abruzzo; con una circostanza che portò alla mobilitazione di ingenti quantità di forze dell’ordine per recuperare la salma.
Il comunicato fu attribuito inizialmente alla BR, ma dopo parecchi anni si scoprì che in realtà era un falso, attribuito – appunto – ad Antonio Chichiarelli: la natura del comunicato ancora oggi è misteriosa perché non è chiaro né chi abbia commissionato il testo a Tony (uomo che aveva allacci nella Banda della Magliana, ma non tra le Brigate), né cosa significassero veramente quelle poche righe; spesso interpretate – ma mai decodificate – come un messaggio che lo stesso Antonio Chichiarelli (o chi per lui) voleva inviare a qualche collega o a qualche politico colluso.
Di fatto cosa Antonio Chichiarelli c’entri con il rapimento di Moro è uno dei più grandi misteri di questa intricata vicenda e c’è chi crede che fosse solamente un modo per spostare l’attenzione da Roma in un momento in cui fu necessario spostare lo statista da un rifugio all’altro; mentre ad aggiungere complessità ci pensa il fatto che in casa di Tony fu trovata una polaroid che ritraeva lo statista durante la prigionia, mai vista in precedenza e differente da quella che certamente tutti conosciamo.
