Antonio Chichiarelli al centro oggi di Cose Nostre: il caso del falso comunicato brigatista e cosa c'entra il falsario con il sequestro del leader della Dc
Uno degli aspetti poco noti, ma cruciali, del rapimento di Aldo Moro è il ruolo di Antonio Chichiarelli nella diffusione di un falso comunicato delle Brigate Rosse. Durante i 55 giorni del sequestro, i comunicati erano lo strumento utilizzato dai terroristi per comunicare con le istituzioni e l’opinione pubblica, ma quello scritto da Chichiarelli — al centro oggi della puntata di Cose Nostre su Rai 1 — è un caso a sé, perché fu attribuito alle BR ma si rivelò falso. Quel comunicato del 18 aprile ’78 annunciava l’uccisione del presidente della Democrazia Cristiana e che il suo corpo sarebbe stato abbandonato nel Lago della Duchessa, in Abruzzo.
Le forze dell’ordine si mobilitarono inutilmente; dunque, quel documento distrasse le indagini. Antonio Chichiarelli, noto falsario romano con legami con la Banda della Magliana e simpatizzante neofascista, è ritenuto l’autore materiale del falso comunicato. Peraltro, era già noto per le sue abilità nel falsificare documenti e opere d’arte.
Storici ed esperti ritengono che la diffusione di quel falso comunicato potrebbe essere stata orchestrata per confondere le indagini e proteggere interessi nascosti all’interno dello Stato, sollevando interrogativi su complicità interne, intenzionalità di depistaggio, connessioni tra criminalità, terrorismo e apparati deviati dei servizi.
ANTONIO CHICHIARELLI E IL CASO DEL FALSO COMUNICATO BRIGATISTA
Il caso si aprì il 18 aprile 1978 con una telefonata anonima che avvertì la redazione de Il Messaggero riguardo alla presenza di due messaggi delle BR nascosti in piazza Belli a Roma. Uno di questi sarebbe stato preparato dal noto falsario romano Antonio Chichiarelli, già noto alle forze dell’ordine per le sue competenze nella falsificazione. Ma il suo coinvolgimento in questa vicenda sollevò interrogativi sulla possibilità che avesse agito su commissione.
Non è mai stato chiarito chi abbia commissionato a Chichiarelli questo documento; la reale mente dietro il falso resta ignota. Comunque, non è credibile che l’iniziativa sia stata personale, visto che era un personaggio marginale, senza legami politici chiari. Il testo, molto diverso da quelli autentici delle Brigate Rosse, è breve, presenta errori ortografici, un’intestazione scritta a mano, tono ironico, senza i classici slogan brigatisti. Eppure, la perizia ufficiale lo dichiarò autentico inizialmente.
ANTONIO CHICHIARELLI, LE ZONE D’OMBRA
Le zone d’ombra non mancano: infatti, ci sono teorie sulla possibilità che il comunicato fosse una “provocazione del Viminale”, suggerendo un possibile coinvolgimento dei servizi segreti italiani. Di sicuro, il fatto che Chichiarelli avesse connessioni con la Banda della Magliana e altri ambienti criminali complica ulteriormente il quadro. Il caso del falso comunicato brigatista rappresenta uno degli episodi più oscuri del caso Moro, sollevando dubbi sulle dinamiche interne allo Stato italiano durante gli anni di piombo. Infine, la figura di Chichiarelli emerge come emblematica di un periodo in cui criminalità, terrorismo e apparati statali sembrano intrecciarsi in modo inquietante.