La storia di Arianna Manzo, l’adolescente che quasi 15 anni fa, all’età di soli tre mesi, fu vittima di un grave errore medico che la rese tetraplegica, sorda e ipovedente, ha commosso l’Italia intera e continua a fare parlare di sé dopo la decisione dei genitori della ragazza, Eugenio Manzo e Matilde Memoli, residenti nel Salernitano, e più precisamente a Cava de’ Tirreni, di attuare lo sciopero della fame dopo avere rivolto un appello al presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca. Perché? Per stimolare la Corte d’Appello di Salerno a prendere una decisione in merito al ricorso presentato dall’ospedale “Cardarelli” di Napoli, condannato a risarcire la famiglia con tre milioni di euro con una sentenza giunta addirittura dopo otto anni di lunga attesa per la famiglia della piccola, che alla nascita, lo ribadiamo, era sana. In questo momento, però, la struttura sanitaria non solo ha deciso di proseguire la battaglia legale, ma non ha neppure versato un anticipo economico.
ARIANNA MANZO, RICORSO DEL “CARDARELLI”
Come riporta l'”Huffington Post”, oltre al danno fisico subìto dalla propria figlia, ai coniugi Manzo, purtroppo, in questi anni è venuto meno anche il lavoro e il risarcimento del “Cardarelli”, che somministrò alla bambina un farmaco anestetico che danneggiò irrimediabilmente il sistema nervoso centrale, tarda a giungere. “Il ‘Cardarelli’ ha deciso di proporre appello – ha spiegato l’avvocato della coppia –. È un suo diritto, ma si tratta di una decisione moralmente e giuridicamente inaccettabile. Avrebbe dovuto pagare, anticipare anche una parte della somma, ma non lo ha fatto. L’esecuzione della sentenza, inoltre, è stata ritardata dalla pandemia, praticamente un dramma nel dramma. E da fine giugno siamo in attesa di conoscere la decisione dei giudici in merito all’istanza di sospensiva del pagamento del risarcimento”. Il processo di secondo grado ha preso il via a Salerno in data 25 giugno 2020.