La spesa per le armi e gli armamenti, da intendere come acquisti diretti, investimenti, stipendi ed equipaggiamenti per gli eserciti, è cresciuta drasticamente negli ultimi anni. A certificarlo è l’ultimo rapporto della SIPRI (Stockholm International Peace Research Institute, specializzato in armamenti, conflitti e guerre), che sarà presentato il prossimo aprile, ma che è stato anticipato dal direttore dell’istituto, Dan Smith, in un’intervista per il Sole 24 Ore.
Smith, infatti, spiega che la spesa globale per le armi, nel 2023, ha toccato i 2.300 miliardi di dollari. Un nuovo record, dopo che il precedente era stato registrato solamente l’anno precedente. Nel 2022, infatti, si spesero 2.240 miliardi, mentre nell’ultimo anno vi sarebbe stato un ulteriore aumento del 3,7%, che rappresenta l’aumento più drastico negli ultimi 30 anni. In termini di paragone, spiega ancora Smith, la spesa globale per le armi supera “ben più di un terzo la cifra globale che si spendeva ai tempi della Guerra Fredda”, al punto che si potrebbe quasi dire che “la spesa militare è pressoché raddoppiata ad oggi dei tempi della Guerra Fredda“.
Smith: “Bene la spesa di armi in Europa, ma serve una difesa comune”
Andando avanti nella sua intervista, Smith sottolinea che in merito alla spesa per le armi “l’Europa è sicuramente tra le aree geografiche dove si registrano i maggiori aumenti”. Di contro, però, questi sono invalidati dal fatto che si tratta di una spesa troppo “frammentata. Dai nostri calcoli risulta che l’Europa spende molto di più della Russia, ma proprio perché la spesa è frammentata in 27 paesi, risulta più piccola rispetto alla Russia”.
Oltre alla spesa per le armi, secondo Smith è importante che si facciano dei passi avanti rispetto alla “difesa europea” per giungere ad avere un “esercito europeo. Una volta per tutte l’Europa dovrà decidere se i 27 sono disposti a rinunciare in parte alla propria sovranità” per perseguire l’obiettivo della difesa unica. In merito a questo, inoltre, si dice quasi certo che la morte di Navalny “invece che seminare terrore”, come secondo lui auspicava Putin, “renderà più uniti e determinati i suoi avversari“.