La Cappella della Maddalena nella basilica inferiore di Assisi, affrescata da Giotto, ci ripropone il tema dell’identità della Maddalena, o Maria di Magdala
Se le celebrazioni per l’ottavo centenario francescano ci conducono fino ad Assisi, la città che custodisce le spoglie di san Francesco, vale la pena attardarsi ad ammirare la Cappella della Maddalena nella basilica inferiore, ossia la terza a destra della navata centrale. Affrescata da Giotto e la sua bottega tra il 1307 e il 1308, riprende episodi della vita della santa, tratti dai Vangeli e dalla Legenda Aurea di Jacopo di Varazze (1230-1298).
Delle sette scene rappresentate, mi soffermo su quella della Maddalena nella Sainte-Baume. La santa si trova in una grotta. Ha il viso bellissimo e lunghi capelli dorati che le ricoprono il corpo nudo. Guarda intensamente un sant’uomo che le porge una veste (forse Zosimo o un monaco eremita).
Chi è questa donna? Perché vive in una grotta? Il suo nome è noto, ma quando si parla di lei, la verità si confonde con alcuni equivoci.
I dati certi sono forniti dai Vangeli, che la annoverano tra i primi discepoli: Gesù l’ha liberata da “sette demoni” e lei lo ha seguito e assistito (Lc 8,2-3; Mc 15,41; 16,9), accompagnando il Maestro anche nei momenti più drammatici; sul Calvario ha osservato “da lontano” la crocifissione (Mt 27,55; Mc 15,40; Lc 23,49), poi è stata sotto la croce accanto alla Madonna (Gv 19,25) e si è fermata “a osservare dove veniva deposto” il corpo di Gesù (Mt 27,61; Mc 15,47). All’alba del giorno dopo il sabato è stata tra i primi testimoni della resurrezione (Mt 28,1-8; Mc 16,9-10; Lc 24,1-10; Gv 20,11-17), motivo per cui la tradizione la riconosce come “apostola degli apostoli”.
Gli equivoci – come già detto – sono diversi. Il primo è legato a un racconto dell’evangelista Luca: Gesù era seduto a tavola nella casa del fariseo Simone, quando “una peccatrice di quella città si chinò ai suoi piedi, li bagnò di lacrime e li asciugò coi suoi capelli, baciandoli e cospargendoli di olio profumato” (cfr. Lc 7,36-38). Poiché san Luca, nel proseguo del racconto, cita Maria di Magdala, è sorto l’equivoco che farebbe di lei quella peccatrice.
Anche l’evangelista Giovanni racconta un episodio simile, ma lo situa a Betania, nella casa di Lazzaro, Marta e Maria (Gv 11,1-2; 12,1-3). È stata dunque Maria di Betania a profumare i piedi del Maestro? Oppure è stata una innominata peccatrice di una innominata città o appunto Maria di Magdala, come si potrebbe dedurre dal racconto di Luca (Lc 8,2)?
Betania si trova in Giudea, mentre Magdala sorge in Galilea, sulla sponda occidentale del lago di Tiberiade. Com’è possibile che le tre donne siano state identificate in un’unica persona?
All’origine del malinteso c’è un’omelia di papa Gregorio Magno (540-604), ritenuta talmente autorevole da essere accettata senza obiezioni, almeno fino al secolo scorso: “Questa donna, che Luca chiama peccatrice e Giovanni chiama Maria [di Betania], noi crediamo essere quella Maria [di Magdala] da cui, per testimonianza di Marco, furono scacciati sette demoni” (Omelie sui Vangeli, XXXIII,1).
A complicare la questione si aggiunge un ulteriore elemento: l’evangelista Giovanni racconta di una donna “sorpresa in flagrante adulterio” che scribi e farisei volevano lapidare. Chiesero a Gesù se fossero nel giusto. Rispose che avrebbe dovuto scagliare la pietra per primo chi tra loro fosse “senza peccato”. Se ne andarono tutti, lasciando Gesù solo con la donna. “Nessuno ti ha condannata?”. “Nessuno, Signore”. “Neanch’io ti condanno; va’ e non peccare più” (Gv 8,1-11). Anche questa donna è spesso identificata con Maria di Magdala (cfr. A.K. Emmerick, La Passione del Signore, 1833).
Come affermano tre importanti biblisti, è un errore fare di queste donne una sola persona. Padre Marie-Joseph Lagrange (1855-1938) scrive: “La curiosità storica cerca il nome della peccatrice […] è più conforme alla lettera dell’evangelo distinguere tre persone” (L’Evangile de Jésus-Christ, 1928).
Padre Giuseppe Ricciotti (1890-1964) aggiunge che “non avrebbe il minimo fondamento nelle narrazioni evangeliche supporre che la Maddalena fosse stata in precedenza una donna di malavita e tanto meno l’innominata peccatrice del convito di Simone” (Vita di Cristo, 1941).
Padre Gianfranco Ravasi (1942-) spiega in modo più diffuso: “Maria di Magdala entra in scena come una delle donne che assistono Gesù e i suoi discepoli. Si aggiunge la precisazione che da lei sono usciti sette demoni. Di per sé, l’espressione può indicare un gravissimo male fisico o morale da cui Gesù l’ha liberata. Ma la tradizione ha fatto di lei una prostituta, perché nella pagina evangelica precedente si narra la conversione di una peccatrice nota in quella (innominata) città, che aveva cosparso di olio profumato i piedi di Gesù. Poiché lo stesso gesto verrà ripetuto da un’altra Maria, sorella di Marta e Lazzaro, si consumerà un ulteriore equivoco, fino a trasformare Maria di Magdala in un’immagine della sapienza divina che esce dalla bocca di Cristo” (cfr. Gli equivoci sulla Maddalena, 2013).
A questo punto, è importante chiarire che Maria Maddalena (chiamata così per la sua provenienza da Magdala) è una figura storica, realmente vissuta ai tempi di Gesù. Allo stesso tempo, però, è utile considerarla anche come una figura simbolica, che la tradizione ha unito ad altre donne. In particolare, è interessante l’identificazione con l’adultera salvata dalla lapidazione.
Nel romanzo Ho visto il maestro!, Jan Dobraczynski ne ha tracciato un ritratto avvincente: “Lasciarono cadere la donna ai piedi di un uomo alto e di bell’aspetto. Lei capì subito chi fosse l’uomo dal quale l’avevano condotta. Dalle sue parole dipendeva il suo destino. […] Al colmo dello spavento aspettava il fulmine. Al suo posto udì una voce virile, profonda, inaspettatamente mite: ‘Nessuno ti ha condannata? Nemmeno io ti condanno. Va’ e non peccare più’ […] Non c’era vento, eppure aveva l’impressione che un potente turbine l’avesse colpita e la penetrasse nel corpo, nelle ossa, in ogni particella del suo essere. L’aveva fatta a pezzi e annientata. Ma era un vento misericordioso. Aveva ucciso e contemporaneamente restituito la vita. […] Tutto era come prima. Soltanto lei non era più quella che avevano trascinato lì”.
Siamo di fronte a una donna cambiata dall’incontro con Gesù, che dopo la rischiata lapidazione lo ha sempre seguito, giorno dopo giorno, fino alla croce. Forse è per la sua fedeltà che le è stato concesso di essere la prima a vedere il Risorto: incontrandolo era divenuta consapevole del proprio peccato e, soprattutto, della misericordia divina; al sepolcro comprese di avere avuto salva la vita affinché si lasciasse invadere completamente dalla verità di quel rapporto.
Nella Legenda Aurea, Jacopo di Varazze (c. 1230-1298) racconta che dopo la lapidazione di Stefano (At 7,59) i discepoli andarono nel mondo a predicare la buona novella. Anche la Maddalena partì con Massimino e altri compagni, ma furono catturati da alcuni pagani e poi abbandonati in mezzo al mare, su una nave senza remi né vele. Si salvarono per volere divino e approdarono a Marsiglia. In quella città, “vedendo la gente che si radunava per sacrificare agli idoli, Maria Maddalena si alzò con viso calmo e aspetto sereno, e si mise a proclamare il Cristo. Tutti provarono ammirazione per la sua bellezza, l’eloquenza e la dolcezza della sua parola”.
Più avanti la Maddalena decise di lasciare l’evangelizzazione per dedicarsi a una vita eremitica: dall’abisso del male era nata per lei una nuova speranza e capiva che solo nel silenzio avrebbe potuto ascoltare sempre di nuovo la voce dell’amato. Si ritirò nel sud della Provenza, nell’anfratto roccioso in cui la raffigura l’affresco di Assisi. Quel luogo, chiamato la Sainte-Baume, è poi diventato un santuario, meta di pellegrinaggi fin dal V secolo (attualmente è tenuto dai frati domenicani).
Giotto la ritrae nel rapporto personale, intimo, con il Signore, il quale ha detto: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” (Gv 14,27). La serenità che contempliamo nel volto della Santa, la sua umiltà nell’accettare l’abito che le viene donato, lo sguardo profondo su colui che glielo porge, il buio della grotta e la luminosità della montagna che la circonda, descrivono il momento in cui la Maddalena si prepara alla morte, della quale è stata miracolosamente informata.
Prega il monaco di avvisare san Massimino che al mattino del giorno di Pasqua lei si recherà da lui per l’ultima comunione (ci sarebbe da riflettere: noi diamo una grande importanza solo alla prima comunione!).
È quello che accadde: appena dopo aver ricevuto il corpo e il sangue di Colui che aveva dato una nuova direzione alla sua vita, la Maddalena spirò. Fu seppellita in quello stesso luogo, oggi noto come Saint-Maximin-la-Sainte-Baume.
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