Le domande per l'Assegno unico sono in calo. Bisognerà fare in modo che le risorse avanzate non siano distolte dal loro scopo

L’Assegno unico ha avuto il grande merito di incorporare tutte le frastagliate misure esistenti per le famiglie convogliandole in un’unica grande risorsa, cioè l’assegno stesso. Non ha introdotto nuovi bonus o agevolazioni, ma ha facilitato notevolmente l’accesso ai sussidi che lo Stato mette a disposizione delle famiglie con figli. Certo la sua esistenza non è sinonimo di politiche familiari italiane, ma è comunque una facilitazione non da poco.



A questo proposito emerge un dato interessante, forse drammatico, ma certamente non inaspettato: i nuclei richiedenti l’Assegno unico stanno diminuendo. Questo è un effetto atteso, del resto con la natalità sempre più in ribasso e la crescita dei figli che già ci sono diminuisce fisiologicamente la platea degli aventi diritto.



Almeno vedendo i dati dei primi sei mesi del 2025, c’è un calo rispetto al 2024. Inoltre, c’è anche un calo dell’importo medio erogato, ma in questo caso si può imputare la causa a diversi fattori, tra cui il ritardo nella presentazione dell’Isee, che determina l’importo. Una ritardata presentazione fa sì che l’importo destinato al nucleo familiare sia pari al minimo.

Due sono i temi che questi numeri portano con loro: la prima questione è che lavorare sulla natalità è delicato e che serve tempo. E che gli strumenti a disposizione oggi, numeri alla mano, non sono sufficienti. Non bastano bonus e sussidi per arginare, in parte minima, le spese delle famiglie: ogni aiuto in tal senso è ovviamente positivo, ma i bonus degli ultimi 20 anni non hanno dato i frutti sperati: è ora di cambiare marcia, in fretta.



Servono soluzioni efficaci e coraggiose, anche copiando da sistemi stranieri (come ad esempio il modello francese), quando funzionano, ricordandosi che il sostegno alle famiglie è un investimento reale e concreto dello Stato ed è garanzia di un futuro.

La seconda tematica è relativa all’avanzo dei soldi previsti dall’Assegno unico: dove finisce quel denaro? Come spendere meglio le risorse avanzate? Può essere utile creare un altro sistema, oppure, forse, basterebbe distribuire gli avanzi ai beneficiari?

Forse la distribuzione di quello che è stato stanziato rimane la soluzione migliore, ma bisogna stare attenti a quello che accadrà l’anno prossimo. Se i dati sull’Assegno unico rimarranno circa gli stessi, non avrebbe senso stanziare meno risorse (a fronte appunto di una minore domanda), ma tenere, se non aumentare, le risorse così da rendere strutturale la distribuzione dell’avanzo. Non è la soluzione che risolleverà la natalità, ma sarebbe un segnale importante di attenzione dello Stato verso le famiglie.

Un’attenzione che deve però prescindere dal colore politico del Governo, tenendo sempre a mente che il crollo demografico è una crisi di sistema, non partitica.

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