La terza fase dell’operazione di Gaza da parte di Israele è formalmente partita? La domanda non è irrealistica rispetto a quello che è accaduto all’inizio dello Shabbat di ieri pomeriggio sul tardi, alle sei, in Israele.
Quello che da giorni avveniva sistematicamente, con bombardamenti, lanci di razzi e brevi raid di tank e truppe nel territorio di Gaza, si è improvvisamente intensificato. Tutta la zona, a causa del massiccio attacco israeliano, è rimasta isolata completamente, telefonicamente e via internet.
Verso le otto di sera, mentre arrivavano spaventose immagini dei bombardamenti, si accavallavano una serie di notizie che non chiarivano esattamente la situazione. Il fatto certo era l’escalation degli attacchi israeliani e l’impressione che l’incursione di terra fosse cominciata, anche perché le dichiarazione di Benjamin Netanyahu suonavamo più che mai aggressive e sinistre: “Questa notte Hamas conoscerà la nostra rabbia e la nostra vendetta”.
Tutto questo seguiva a una serie di dichiarazioni da parte israeliana che facevano seguito alle risoluzioni dell’Onu e alla dichiarazione del segretario portoghese Antonio Guterres.
È evidente che in una situazione come questa sia l’Onu che l’Europa abbiano dimostrato tutta la loro inconsistenza, riducendo la loro capacità diplomatica o almeno di mediazione al singolare e al plurale nelle mozioni proposte, ma non c’è dubbio che la decisione che sembra aver preso Israele, nonostante la presenza di ostaggi, comporta il rischio di una strage in un territorio limitato come quello di Gaza nel momento in cui scatterà la battaglia. È un rischio micidiale che mette il mondo di fronte a una crisi che può sfociare non solo in un conflitto regionale, ma nell’attuale disordine mondiale, in una catastrofe che può interessare il mondo intero.
Realisticamente non si riesce a comprendere quale sia la logica di questa escalation improvvisa, tra raccomandazioni e movimenti politici di vario tipo.
Si può aggiungere che lo stesso scopo di una futura convivenza tra israeliani e palestinesi sarà sempre più difficile e quindi, se è vero che la politica è la continuazione della guerra con altri mezzi, come sosteneva von Clausewitz, non si riesce a capire che scopo politico abbia questa azione militare.
Anche se verso mezzanotte Israele ha fatto sapere che questa operazione di venerdì 27 ottobre si è conclusa con una operazione dimostrativa di grande portata, non c’è dubbio che ormai l’operazione di entrare a Gaza sembra che si stia preparando con raid che mettono a fuoco gli obiettivi principali da colpire. In definitiva un incubo destinato a realizzarsi.
Quale sarà la risposta degli altri Paese arabi? Anche per quelli che volevano instaurare rapporti con Israele? Se l’incubo dell’azione di invadere Gaza sta nella testa degli israeliani, l’allargamento del conflitto si prepara nelle varie piazze arabe, persino in Turchia e con la spinta politica dell’Iran. Una situazione esplosiva, con l’Occidente impotente che non riesca a combinare assolutamente nulla.
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