In Austria non c’è modo di formare un nuovo governo. Kickl (Fpö) accusa i democristiani di Övp. È probabile che si torni al voto
Per pura combinazione, cercando un po’ di aggiornamenti on line sulla situazione politica in Austria, mi si è aperta una risoluzione del Parlamento europeo del febbraio 2000 – quindi esattamente di 25 anni fa – in cui si criticavano ufficialmente i contatti già allora in corso con l’estrema destra, rappresentata sempre dal Fpö, e in particolare dall’allora suo leader Haider (poi deceduto in un tuttora “misterioso” incidente stradale). “Divenuto popolare presso certi settori dell’elettorato austriaco grazie a una retorica xenofoba e contraria all’immigrazione, che contrasta con i principi dell’Unione Europea, così come lo stesso sig. Haider ha reso una serie di dichiarazioni di apprezzamento nei confronti della politica del regime nazista…”.
Insomma, 25 anni dopo in Austria – come in molte parti d’Europa – non c’è molto di nuovo sotto il firmamento delle stelle europee, perché – gira e rigira – il problema è sempre quello: è giusto o no avere contatti con l’estrema destra quando il centro e la sinistra non riescono a mettersi d’accordo?
Come abbiamo già scritto, e come è stato ripreso anche dal vice-presidente americano Vance nel corso del recente incontro a Monaco, per molti europei questa “cintura sanitaria” non ha più senso, anche se tuttora resta – spesso – il principale collante della politica europea.
In particolare in Austria – vista l’estenuante crisi politica in corso da mesi – il problema sembrava avviarsi ad una soluzione quando – circa un mese – fa il presidente della repubblica Van Der Bellen, sciogliendo gli indugi e superando le polemiche, affidò proprio al leader della destra Herbert Kickl l’incarico di tentare di formare un nuovo governo in coalizione con i centristi dell’Övp, tentativo naufragato tra le polemiche la scorsa settimana.
Un’apertura al partito di Kickl dopo che erano già naufragate le trattative per formare una coalizione tra Övp, i socialdemocratici dell’Spö e i liberali di Neos.
Kickl ha scaricato le responsabilità del fallimento sui democristiani. “Ho avviato colloqui con l’Övp con l’intenzione di formare rapidamente un governo federale efficiente e secondo un calendario serrato per riportare insieme l’Austria ai vertici dell’Europa, economicamente forte, socialmente responsabile e con una politica migratoria che tutelasse gli interessi del nostro Paese e della sua popolazione”, ha detto Kickl, insinuando che la lite non fosse sui programmi ma sulle posizioni di governo.
Parole; in ogni caso, ora l’Austria si trova ora ad affrontare una situazione politica senza precedenti, che potrebbe richiamare nuovamente i cittadini alle urne. È una ipotesi che ogni giorno si fa più concreta nell’impossibilità di trovare una maggioranza visto che è da escludersi un governo tra destra e socialdemocratici e quindi, conti alla mano, una maggioranza parlamentare è difficile da trovare.
Intanto nel Paese c’è preoccupazione, tutti vorrebbero un governo ma non si capisce come e nell’attuale situazione politica è scesa in campo perfino la Conferenza austriaca degli ordini religiosi dicendosi favorevole alla rapida formazione di un governo basato su una bussola di valori cristiani: “Questa bussola, con i suoi principi di solidarietà, giustizia e dignità umana, potrebbe servire da guida per i prossimi negoziatori”. I valori democratici fondamentali come la solidarietà, i diritti umani, la libertà religiosa e la libertà dei media “non devono quindi diventare una merce di scambio”, ha detto il presidente della Conferenza, l’abate Korbinian Birnbacher.
Ma anche queste sono solo parole: qualsiasi nuovo governo dovrà effettuare dei robusti risparmi, visti i problemi di bilancio per mantenere l’attuale – alto – livello del costoso stato sociale austriaco.
Si può pur aggiungere il sacrosanto principio che “ogni persona, indipendentemente dall’origine, dalla religione o dallo status sociale, ha lo stesso diritto alla dignità e a un’adeguata assistenza sanitaria”, ma il vero problema sul tappeto è che la “ricca” Austria si trova alle prese con una congiuntura economica difficile e che alimenta lo scontento, tanto che chiunque prenderà in mano il governo dovrà necessariamente proporre sacrifici di cui nessuno vuole assumersene la responsabilità.
Anche per questo il ricorso ad un nuovo turno elettorale, probabilmente ai primi di maggio, appare ora l’ipotesi più probabile.
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