Per la prima volta in Europa, forse in Austria vi sarà un governo che non avrà più solo l’appoggio della destra, ma sarà proprio quest’ultima a dirigerlo con l’appoggio dei partiti centristi.
È una rivoluzione soprattutto nei confronti della politica di Bruxelles, che negli ultimi anni, sia a livello comunitario che nei singoli Paesi, ha cercato in ogni modo di impedire alleanze politiche tra centro e destra creando una specie di “cordone sanitario” che, nel nome del rifiuto perfino a un dialogo con queste forze, ha alimentato e sostenuto le maggioranze tra centro, green e sinistra.
Un po’ ovunque in Europa la scelta dei centristi per la sinistra sta però scricchiolando. Dopo alcuni Paesi dell’Est europeo, ora anche in Austria siamo forse alla vigilia di un passo storico perché il presidente austriaco Alexander Van der Bellen nei giorni scorsi ha incaricato proprio il leader del Freiheitliche Partei Österreichs (Partito della Libertà d’Austria, Fpö), Herbert Kickl, di formare un nuovo governo.
Questo dopo il fallimento delle trattative tra centristi e sinistra, con il leader centrista Nehammer che – impossibilitato a formare un governo – ha annunciato le sue dimissioni dagli incarichi sia di cancelliere sia di leader del Partito Popolare (Övp), dando ai socialdemocratici la responsabilità del fallimento dei negoziati.
È un fatto che in tutta Europa le forze di destra stiano guadagnato terreno. Per rimanere ai casi più eclatanti, in Francia il Rassemblement National ha ora il potere di vita e di morte sugli esecutivi, così come in Germania Alternative für Deutschland (AfD) ha vinto o è arrivata seconda in tre Länder ed è data come seconda forza politica alle legislative del prossimo 23 febbraio.
Oltre a Slovacchia, Ungheria e Paesi Bassi, in Romania la vittoria al primo turno delle presidenziali del candidato nazionalista e filorusso Călin Georgescu ha aperto una crisi politica senza precedenti storici nel Vecchio Continente, con le elezioni annullate dalla (politicizzata) Corte Costituzionale. Con un colpo di mano il presidente della Repubblica è così rimasto in carica e lo sconfitto premier uscente – neppure arrivato al ballottaggio – si è visto riconsegnare la guida del governo.
Il tutto senza dimenticare la recente elezione di Trump negli Stati Uniti.
Anche l’Austria, dunque, potrebbe avere presto un governo guidato da una forza critica verso l’immigrazione, critica verso la guerra in Ucraina e scettica sulle politiche green. Fpö è uno dei partiti di destra più antichi d’Europa, essendo stato fondato addirittura nel 1956 da un funzionario nazista delle SS, anche se fino agli anni 80 si era collocato su posizioni tutto sommato moderate. Poi con il celebre leader Jörg Haider, scomparso nel 2008 in uno strano incidente stradale, il movimento aveva virato radicalmente a destra e solo ora sembra moderarsi un po’, forse in vista della guida del governo.
Ma è davvero possibile un governo tra chi rappresenta il Ppe austriaco e l’ultradestra? Certamente le due forze hanno punti di contatto, come lo scetticismo climatico e la spiccata insofferenza verso l’Unione Europea, ma restano molte differenze, soprattutto sulla politica estera. Kickl è contro la Ue e contro la Nato, è nazionalista, anti-islam, anti-immigrazione, è contrario alle sanzioni contro la Russia.
Vedremo quindi quale sarà lo sbocco della crisi, anche se resta un dubbio di fondo e cioè quanto poi, effettivamente, questi partiti “estremisti” applichino quello di cui sono accusati dai media. Due anni fa la Meloni era dipinta all’estero come la nipote di Mussolini e si lanciavano allarmi sui rischi per la democrazia italiana, oggi non solo non ne parla più nessuno, ma anzi la Meloni è elogiata in chiave internazionale.
Sicuramente chi va al governo diventa una forza politica legittimata, ma di fatto viene anche costretta a prendersi le proprie responsabilità e quindi a ridurre le sue pulsioni populiste o nostalgiche, più o meno “normalizzandosi”. Certo, a quel punto diventa sempre più difficile continuare a criminalizzarla e quindi si rischia definitivamente di far cadere – come in Austria – anche a livello europeo il cordone sanitario imposto dalla sinistra europea.
Anche in Italia quello che sembrava impossibile si è sciolto in un giorno solo, nel 1994, con l’avvio della “seconda repubblica”.
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