L’Austria ha attuato il “cordone sanitario” escludendo l’FPÖ di Kickl. Ma il governo di coalizione a guida popolari è una soluzione di corto respiro
In un contesto di crescente instabilità, l’Austria si configura come un sistema politico ed economico in fase di transizione, dove l’incertezza regna sovrana come in un mercato in forte volatilità. I partiti centristi, spinti dalla necessità di stabilizzare un assetto istituzionale fragile, hanno optato per una convergenza strategica. Dopo prolungate trattative, orientate a definire un patto di governo sostenibile, l’ÖVP (popolari), lo SPÖ e i liberali del NEOS hanno formato una coalizione tripartitica, escludendo l’FPÖ, partito di destra che, nonostante abbia raccolto quasi il 29% dei consensi a settembre, resta fuori dal nuovo assetto politico. È la ben nota strategia del “cordone sanitario”, una prassi collaudata che stavolta potrebbe portare a un risultato contrario.
Il leader dell’ÖVP, Christian Stocker, designato come prossimo cancelliere, ha descritto queste negoziazioni come “forse le più difficili nella storia del nostro Paese”, evidenziando le sfide imposte da un contesto globale segnato dalla guerra in Ucraina, da una crescita economica rallentata e da pressioni migratorie sempre più incisive.
In tale scenario, l’unione dei partiti tradizionali rappresenta una soluzione pragmaticamente orientata alla stabilizzazione, sebbene possa rivelarsi un compromesso temporaneo, privo di fondamento su una visione di lungo periodo. La paura è che il castello crolli: gli austriaci ne hanno abbastanza, e a livello sociale lo scenario non è semplice.
Il programma di governo, articolato in un documento di 200 pagine, si presenta come un piano di riforme strutturali e misure di austerità finalizzate al ripristino dell’equilibrio fiscale in un arco temporale di sette anni. Tuttavia, per contenere il deflusso di consensi verso la destra, sono state adottate anche misure controverse – come la sospensione del ricongiungimento familiare per i richiedenti asilo e il divieto del velo per le minori – che appaiono più come strumenti di gestione elettorale che come vere e proprie riforme orientate alla crescita.
Parallelamente, Herbert Kickl, al vertice dell’FPÖ, critica aspramente il nuovo assetto, definendolo una “coalizione di perdenti” e invocando elezioni anticipate, sfruttando sondaggi che attestano un consenso del 35% a suo favore. Tale dinamica mette in luce una polarizzazione politica accentuata, capace di generare ulteriori rischi di instabilità istituzionale. Kickl punta ad incrementare i voti, e queste dinamiche, in effetti, potrebbero portare a questo risultato.
In sintesi, l’Austria si trova a dover navigare in un ambiente caratterizzato da pressioni esterne e tensioni interne, in cui il governo di transizione rappresenta un compromesso necessario, ma non esente da rischi. La capacità di contenere eventuali shock economici e politici resterà l’elemento chiave per garantire una stabilità duratura nel medio-lungo termine.
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