Italia e Germania hanno inviato una lettera alla Commissione europea esprimendo una posizione comune sul futuro dell'automotive
Il Mimit e il ministero dell’Economia tedesco (Bmwk) hanno inviato una lettera alla Commissione Ue a sostegno di una visione condivisa per il futuro dell’industria automobilistica europea. L’iniziativa, sottoscritta dal ministro Urso insieme al ministro Katherina Reiche, fa seguito a un intenso confronto bilaterale avviato a giugno con un primo allineamento sul tema della decarbonizzazione delle flotte aziendali e, successivamente, con la definizione di una posizione condivisa in vista del dialogo strategico europeo sull’auto.
Urso ha contestualmente rilasciato alcune dichiarazioni affermando che “siamo a un punto di svolta: oggi si apre una nuova fase per l’industria italiana ed europea”.
Ha ragione Urso a dire queste cose? Cosa significano, nel concreto, le sue parole?
L’industria italiana è stata certamente la prima in Europa a reagire alle misure radicali – Fit for 55, stop al motore endotermico dal 2035 – varate da Bruxelles. Questo per ovvie ragioni: contrariamente alla grande industria franco-tedesca, i produttori italiani hanno visto da subito una seria minaccia in una transizione così stringente e il pericolo di non riuscire a riorganizzarsi in tempi così stretti, anche per l’apporto che forniscono nella produzione di motori e componenti.
Il Governo italiano è stato il primo, quindi, a prendere una posizione molto chiara. Va anche detto che in Europa il Fit for 55 è stato approvato per pochi voti, i popolari erano contro. Solo in un secondo momento i grandi costruttori, che inizialmente avevano accompagnato con convinzione le scelte di Bruxelles – in particolare Stellantis e Volkswagen – hanno capito che quel quadro normativo danneggiava l’industria europea e favoriva quella cinese. Così si spiega, anche, la posizione del Governo tedesco. Si potrebbe considerare che manca all’appello quello francese. ma al momento attuale le priorità a Parigi paiono altre.
La cosa più interessante, tuttavia, parrebbe capire in cosa può consistere la svolta dell’industria europea cui allude Urso. A parere di chi scrive, la svolta non può non avere connotazioni di tecnologia motoristica. In Europa si produrranno anche auto elettriche, ma i marchi europei non avranno scelta: dovranno distinguersi da quelli cinesi, pionieri della mobilità elettrica. Solo così torneranno a essere competitive in un mercato nel quale sono sempre più in crisi.
Lo faranno rispettando gli standard ambientali: i carburanti sintetici (e-fuels) e i biocarburanti avranno questa funzione. La produzione dei primi avviene mediante la scissione dell’acqua in idrogeno e ossigeno e la successiva combinazione dell’idrogeno con l’anidride carbonica catturata dall’atmosfera. I biocarburanti sono invece prodotti con materie prime di scarto e residui vegetali. La Germania è leader nella produzione degli e-fuels, l’Italia lo è dei biocarburanti. Sui primi la Commissione Ue si è già pronunciata positivamente, lo farà anche sui secondi.
Anche per questo, Germania e Italia si sono mosse assieme. Ciò significa nuova vita per il motore endotermico.
x.com/sabella_oikos
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