Bassetti: “Covid? Molnupiravir la novità, si ai monoclonali, no al plasma iperimmune”

- Davide Giancristofaro Alberti

Il professore del San Martino di Genova, Matteo Bassetti, dice la sua sugli anticorpi monoclonali, il plasma iperimmune, il cortisone e...

matteo bassetti tgcom24 640x300 Bassetti, Tgcom24

Negli ultimi mesi si sta sperimentando un nuovo antivirale nella cura del covid, il Molnupiravir. Sette i centri coinvolti nella sperimentazione fra cui anche il San Martino di Genova, dove lavora il virologo e professore Matteo Bassetti, membro della task force anti covid della regione Liguria: «E’ un antivirale che ha dimostrato negli studi di fase due che, su un numero consistente di soggetti trattati, entro cinque giorni si arriva ad azzerare la carica virale – le parole dello stesso medico ai microfoni di Sanitàinformazione.it – siamo pronti a sperimentarlo e speriamo che il via libera arrivi il prima possibile. A rendere ancora più interessante questo farmaco è la disponibilità in pastiglie, quindi potrebbe essere un ottimo antivirale per trattare soggetti a casa con l’antibiotico che riduce la carica virale e permette di ottenere un risultato simile a quello degli anticorpi monoclonali».

Intanto proseguono i trattamenti con gli anticorpi monoclonali, dopo il via libera dell’Aifa giunto un paio di mesi fa: «A Genova – commenta Bassetti a riguardo – abbiamo collaudato un sistema che funziona bene dove i medici di base intercettano il caso, lo segnalano al reparto di malattie infettive dove c’è un team che discute il caso e l’appropriatezza della terapia e, se si ritiene idoneo il soggetto, un’ambulanza lo preleva da casa, lo porta in ospedale dove resta un’ora e mezza per l’infusione, poi rientra a casa nella speranza di aver sconfitto il virus. In quel caso i monoclonali fungono da estintori sul virus».

BASSETTI: “CORTISONE? NON VA SEMPRE BENE PER LE CURE DOMESTICHE”

Sconsigliato invece l’uso in ogni caso del cortisone per il trattamento domestico dei pazienti: «Avere un tampone positivo non vuol dire che un soggetto sia candidato a fare la terapia cortisonica, antibiotica e con eparina. Il cortisone ha dimostrato di funzionare unicamente se utilizzato almeno dopo una settimana dall’apparizione dei sintomi e se c’è una desaturazione. Infatti, il cortisone ha un potente effetto antinfiammatorio, ma contestualmente ha anche un effetto immunosoppressivo, e considerato che nei primi sette giorni la carica virale è molto alta e proprio in quella fase c’è bisogno che le nostre difese immunitarie funzionino bene, se si inibisce con il cortisone si fa l’interesse del virus e non del paziente». Simile la situazione in merito al trattamento dei casi covid con l’eparina e gliantibiotici: «L’eparina deve essere fatta alle persone immobilizzate a letto, che hanno problemi di coagulazione del sangue, ma attenzione: non devono usarlo tutti. Lo stesso discorso vale per gli antibiotici che devono essere usati solo in casi selezionati: quando si ha evidenza di una situazione batterica, quindi solo un 5% del totale dei pazienti. Questo vuol dire che nel 95% dei casi l’antibiotico non serve». Sul plasma iperimmune, invece, Bassetti storce il naso confermando quanto già detto negli scorsi mesi: «dal momento che il progresso della medicina, della tecnologia e della farmacia hanno messo a disposizione farmaci più efficaci». Quindi il noto virologo conclude con una vena di ottimismo: «La prevenzione da un lato mi permette di essere ottimista, allo stesso modo sono fiducioso perché oggi abbiamo imparato a distinguere cosa poter usare e cosa no. Penso che il modo di vedere questa malattia sia di porre tutto sotto la lente d’ingrandimento della scienza. In caso contrario si rischia di dare voce agli stregoni, cosa assolutamente da evitare».





© RIPRODUZIONE RISERVATA

Ultime notizie di Sanità, salute e benessere

Ultime notizie