Bayrou contesta la proposta di Attal sul divieto del velo alle minori, giudicandola incostituzionale e rischiosa per l’equilibrio sociale francese
Il primo ministro francese François Bayrou si è duramente scagliato contro suo predecessore Gabriel Attal riguardo alla controversa proposta di vietare il velo islamico alle bambine sotto i quindici anni, una misura che ha scatenato non poche polemiche sia politiche che sociali in Francia, Paese dove le questioni legate all’integrazione religiosa rappresentano da sempre un tema particolarmente delicato e divisivo.
L’ex premier, attualmente alla guida del movimento centrista Renaissance di Emmanuel Macron, aveva infatti lanciato pubblicamente questa iniziativa legislativa in seguito alla pubblicazione di un rapporto governativo che denunciava presunti tentativi di infiltrazione da parte di organizzazioni legate ai Fratelli Musulmani egiziani all’interno della società francese, un tentativo, secondo il documento, di promuovere un’agenda di tipo fondamentalista; il rapporto, definito però da molti come eccessivamente allarmistico e privo di fondamenti concreti, citava specificamente diversi episodi riguardanti ragazzine molto giovani che indossavano il velo religioso in contesti pubblici.
Ma ad ogni modo, Bayrou, pur riconoscendo che il documento contenesse alcuni elementi degni di attenzione, ha ribadito durante un’intervista rilasciata all’emittente radiofonica RMC come sia necessario valutare attentamente le reali dimensioni del fenomeno e procedere con estrema prudenza, per rispettare quella parte della comunità musulmana che vive nel pieno rispetto delle leggi francesi e dei valori repubblicani.
Bayrou frena Attal: dubbi sulla costituzionalità del divieto velo
L’attuale primo ministro Bayrou ha manifestato chiaramente la sua posizione, dichiarando di non voler trasformare l’Islam in un argomento ossessivo per la società francese, rimarcando, inoltre, come Attal e altri esponenti centristi sembrino sempre più orientati verso posizioni di destra dello spettro politico, un’inclinazione che si inserisce nella generale tendenza conservatrice che sta attraversando la Francia e gran parte dell’Europa.
L’ex socialista, oggi tra i principali alleati di Macron, aveva già mostrato un atteggiamento intransigente su questi temi quando, in qualità di ministro dell’Istruzione, aveva supervisionato l’implementazione del divieto delle abaya, i lunghi abiti tradizionali indossati da alcune donne musulmane, all’interno degli istituti scolastici francesi ma Bayrou ha lasciato intendere che la nuova proposta di Attal rischia di alienare definitivamente molti cittadini francesi di fede musulmana e risulterebbe praticamente impossibile da applicare concretamente.
Ha poi domandato, con tono ironico, se ciò implicherebbe, sul piano concreto, che gli agenti di polizia per le strade dovrebbero fermare le giovani donne chiedendo loro i documenti d’identità per verificare se abbiano raggiunto l’età minima prevista dalla legge; anche il presidente Macron ha ammesso che il rischio di infiltrazioni islamiste esiste realmente, ma ha avvertito che non dovrebbe essere esagerato a tal punto da diventare complottistico o paranoico.
L’idea di Attal appare dunque destinata a rimanere sulla carta, senza il sostegno di Bayrou o persino all’interno del suo stesso partito; basti pensare che Elisabeth Borne, attuale ministra dell’Istruzione e seconda in comando di Renaissance, ha espresso più di una perplessità sulla costituzionalità di questa misura.
