“Benno Neumair lucido quando uccideva i genitori”: sono emerse in queste ore le motivazioni della sentenza di ergastolo in Appello. Ecco cosa si legge

Benno Neumair era lucido mentre uccideva i genitori, pienamente capace di intendere e di volere sia al momento dell’omicidio del padre, Peter, quanto di quello della madre, Laura Perselli, avvenuti a distanza di circa 40 minuti l’uno dall’altro. E’ questo quanto si legge sulle 93 pagine di motivazioni depositate dopo la condanna all’ergastolo presso la corte d’assise di appello di Bolzano lo scorso ottobre. Benno Neumair soffriva di disturbi di personalità con tratti «narcisistici, antisociali, istrionici e passivo aggressivi»), ma non di «consistenza, intensità, rilevanza e gravità tali da concretamente incidere sulle capacità di intendere e di volere». L’ex insegnante si trova in carcere per l’omicidio volontario aggravato dai genitori e la distruzione dei loro cadaveri, avvenuto il 4 gennaio del 2021. In merito all’omicidio del padre, come si legge sul Corriere della Sera, «non sussistono elementi idonei per poter affermare, nemmeno sotto il profilo del mero dubbio, che possa ricondursi a uno scivolamento psicotico».



Secondo quanto si legge, l’elemento che avrebbe scatenato la rabbia del ragazzo, fatto raccontato dallo stesso Benno Neumair, l’essere stato svegliato di soprassalto dal padre. Secondo la Corte, a monte del delitto «vi è ragionevolmente la situazione di alta conflittualità con i genitori e un sentimento di insofferenza verso il padre e di scontro ormai costante» e, cosa da non escludere, «l’aspirazione a una condizione di vita migliore, con l’eliminazione di ciò che la figura paterna rappresentava quale profilo di dissonanza rispetto al modo e alla sua idea di vita».



ERGASTOLO E BENNO NEUMAIR: “MADRE VITTIMA DI UN AGGUATO”

La madre sarebbe stata invece vittima di un agguato, e ciò in base «a una serie di incontestabili elementi oggettivi», come ad esempio la telefonata intercorsa fra vittima e carnefice di un minuto e 13 secondi delle 18:31, e il fatto che sia tornata a casa «non intuendo minimamente quanto era poco prima successo nell’appartamento», ma anche l’apertura di un file sul computer di Benno alle ore 18:20 dal nome Malle.

Subito dopo Benno avrebbe caricato i corpi dei genitori in macchina per poi gettarli nel fiume Isarco, mettendo in atto anche i «primi mirati e ben riflettuti atti di depistaggio delle indagini». Nelle motivazioni si fa riferimento anche al percorso di giustizia riparativa chiesto l’11 settembre dell’anno scorso, rigettata dalla Corte alla luce del fatto di non aver «mai mostrato pentimento», della «condotta sprezzante e provocatoria» tenuta durante il processo in primo grado, ma anche dalla mancanza di contatti con la sorella e dal fatto che non abbia «minimamente rappresentato i motivi» che lo hanno portato a chiederlo, né è stata supportata da alcuna documentazione, «ad esempio relazioni da parte dello psicologo del carcere, che avvalorasse l’inizio di un percorso di presa di coscienza e rielaborazione dell’agito».



ERGASTOLO E BENNO NEUMAIR: ATTESO RICORSO IN CASSAZIONE

Elena Valenti, avvocato della sorella di Laura Perselli, la signora Carla, si è detta soddisfatta dopo aver letto le motivazioni, spiegando che la storia di Benno «Non permette di arrivare a conclusioni diverse da quelle della sentenza di primo grado – si legge ancora sul Corriere della Sera – non ci sono elementi per dire che i disturbi di personalità abbiano avuto ripercussioni sulla vita di Benno, né che ci siano stati episodi di discontrollo. Anche il riconoscimento delle attenuanti generiche è stato rigettato: la gravità dei fatti è assolutamente prevalente rispetto a qualsiasi altra circostanza». In ogni caso i legali si attendono un ricorso in Cassazione: la difesa ha tempo fino a mercoledì.