Disgelo USA-Cina, telefonata Biden-Xi. Potrebbero collaborare per Ucraina e Medio Oriente. Ma Pechino vuole qualcosa in cambio
Almeno si parlano. USA e Cina, le due superpotenze che si contendono lo scettro di primo Paese al mondo, continuano nella linea dei colloqui evidenziata negli ultimi mesi. Stavolta i presidenti Joe Biden e Xi Jinping si sono sentiti telefonicamente per discutere di Taiwan, del sostegno di Pechino alla Russia, ma anche di Iran e Mar Rosso. I temi della guerra in Ucraina e di quella in Medio Oriente, osserva Giuseppe Morabito, generale dell’esercito, fondatore dell’IGSDA e membro del Collegio dei direttori della NATO Defense College Foundation, saranno invece oggetto di un incontro a porte chiuse che vedrà protagonista il segretario di Stato Anthony Blinken nella capitale cinese nei prossimi giorni. La Cina potrebbe adoperarsi per allentare la tensione in Ucraina e in Medio Oriente in cambio di tecnologia, di cui ha bisogno per sviluppare definitivamente la sua economia.
Che cosa si sono detti Biden e Xi Jinping sul futuro di Taiwan?
L’idea di Xi Jinping, la sua linea rossa, è che non bisogna supportare dall’esterno l’indipendenza di Taiwan, soprattutto in attesa dell’insediamento, a maggio, del nuovo presidente Lai Ching Te. La Cina è preoccupata per i suoi programmi politici. Per Pechino, Taiwan è ancora una questione interna. Gli americani, invece, non rifiutano il principio dell’unica Cina, tuttavia ritengono che Taiwan non possa essere costretta con la forza ma, se vuole, decidere democraticamente di rientrare nella Repubblica popolare cinese. Vale il principio dell’autodeterminazione dei popoli. Chi conosce Taiwan sa però che non ha intenzione di farsi annettere.
Quanto può incidere il devastante terremoto che ha colpito Taiwan sulla sua collocazione geopolitica?
Non incide dal punto di vista politico, mentre potrebbe avere conseguenze sull’economia. Le centrali nucleari, comunque, non hanno subito danni. Bisognerà vedere se ne risentirà la produzione di microchip, anche se non sembrerebbe che ci siano danni in questo senso. I taiwanesi non si abbatteranno di sicuro, ma reagiranno immediatamente.
Il presidente americano non vuole che la Cina continui a sostenere la ripresa dell’industria bellica russa: qual è la sua richiesta al suo pari grado cinese?
Nella trasformazione dell’economia russa in economia di guerra secondo gli USA c’è stato un grosso contributo fornito dalla Cina, che in campo energetico ha assorbito parte delle vendite russe prima dirette in Europa. Mosca è sopravvissuta all’embargo compensando in buona parte i mancati introiti europei con gli acquisti cinesi. Biden ha anche chiesto a Xi di convincere l’Iran a mitigare il suo sostegno agli Houthi nel Mar Rosso e alla Russia, alla quale ha fornito materiali usati nella guerra in Ucraina.
In che senso la Cina ha supportato l’industria bellica russa?
Tutto ciò che è stato necessario per riconvertire l’industria russa è stato fornito dalla Cina. Inoltre, se la Corea del Nord ha fornito munizionamento in maniera importante alla Russia, è perché queste armi sono transitate attraverso la Cina popolare; non c’era altra strada possibile.
Biden ha chiesto anche a Xi di parlare con i russi per cercare di risolvere la questione ucraina?
Non in questa occasione, probabilmente se ne parlerà nei prossimi giorni, quando Blinken andrà in Cina e discuterà a porte chiuse, perché ci sarà bisogno di definire un do ut des. Parleranno anche del Medio Oriente, dove Blinken è stato molto attivo e l’influenza cinese è importante. Per l’economia di Pechino, un’Europa pacificata è un mercato più agevole, se la UE spende soldi per sostenere l’Ucraina gli stessi fondi non possono essere dirottati verso l’economia cinese.
Alla luce di questa telefonata anche su Taiwan e di precedenti incontri, come si sviluppano i rapporti tra USA e Cina? In fondo, Biden è andato a chiedere collaborazione, è così?
L’importante è che si parlino. Biden vuole dimostrare anche al suo interno che sta cercando di risolvere i problemi internazionali, vuole accreditarsi come un presidente che ha un futuro e che è in grado di risolvere le questioni aperte a livello mondiale.
Cosa potrebbero chiedere i cinesi in cambio di un contributo fattivo alla soluzione dei conflitti in Ucraina e in Israele?
Tecnologia. Che vengano messi da parte gli ostacoli che impediscono a Pechino di acquisire del materiale tecnologico di cui ha bisogno per il suo sviluppo. Non viene chiesto aiuto ma cooperazione, soprattutto in questo settore. La fine dei conflitti poi può far migliorare la situazione commerciale di entrambi i Paesi.
(Paolo Rossetti)
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