Federico Rampini, editorialista del Corriere della Sera, ha parlato di Bill Gates, che ha incontrato in una camera del Willard Hotel di Washington il 2 dicembre 2013, concentrandosi sulla costante volontà del fondatore di Microsoft di fare beneficenza. “Aveva da poco lanciato con la moglie Melinda e con l’amico Warren Buffett “The Giving Pledge”, l’impegno a donare: una dichiarazione d’intenti che i tre avrebbero proposto a tutti i miliardari del mondo per diffondere le nuove regole della filantropia. Da un altro punto di vista era una solenne promessa di diseredare i propri figli e nipoti”, ha ricordato tra le colonne del quotidiano.
A illustrare al giornalista la filosofia in questione fu proprio l’imprenditore, tra i più ricchi al mondo. «Penso che dal punto di vista dell’uso delle risorse di una nazione, non sia ideale lasciare i grandi patrimoni in eredità. Quando vuoi vincere le prossime Olimpiadi, non selezioni per la tua squadra nazionale i figli dei vecchi campioni olimpici. Dal punto di vista della società, è sbagliato che una minoranza di privilegiati abbiano tanti mezzi senza dovere lavorare per meritarseli. Non si fa un favore ai propri figli lasciandogli tanto, è demotivante», queste sarebbero state le sue parole.
“Bill Gates disereda figli per meritocrazia”. Il racconto di Federico Rampini
La teoria di Bill Gates sull’eredità dei figli è condivisa anche da Federico Rampini stesso. “Non ci sarà mai un Gates junior alla guida di Microsoft dopo il fondatore Bill, così come non c’è un Jobs junior alla guida di Apple dopo la scomparsa di Steve. Per essere sicuri di non affidare l’azienda in mani sbagliate, i più iconici capitalisti americani diseredano i figli alla nascita”, ha confermato l’editorialista del Corriere della Sera, il quale ha messo a paragone questa attitudine a quella del popolo italiano.
“Mi ha sempre colpito la distanza con i nostri capitalisti: parlano di meritocrazia ai convegni della Confindustria, poi guardi i loro cognomi e le loro storie, molti sono rampolli ereditari, figli di papà o nipoti del nonno fondatore”. È in questo modo che la scelta dell’imprenditore miliardario di diseredare la sua discendenza acquista un valore inedito per il nostro Paese, che si basa sulla meritocrazia e non sulla raccomandazione.