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Home » Educazione » Università » BLUE JOBS/ Come formarsi per lavorare nell’economia del mare

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BLUE JOBS/ Come formarsi per lavorare nell’economia del mare

Stefania Debora Gandini
Pubblicato 3 Agosto 2025
Foto di Startup Stock (Pexels)

Foto di Startup Stock (Pexels)

I Blue Jobs sono in espansione, ma occorrono le giuste competenze per lavorare nell'economia del mare: cruciale è la formazione

C’è un’espressione che da qualche tempo ha preso piede, soprattutto quando si parla di futuro sostenibile: Blue Jobs. Ma che cosa sono esattamente i lavori blu? Con questo termine l’Unesco ha indicato tutte le professioni legate all’economia del mare, che fanno un uso responsabile delle risorse marine.


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Accanto a quelle tradizionali, tantissime le nuove professionalità legate ai settori innovativi della Blue Economy, dai biologi marini esperti in microalghe agli ingegneri o designer navali green, dai manager della sostenibilità degli alberghi costieri alle guide ecoturistiche: sono tutti mestieri che hanno in comune un obiettivo chiaro – proteggere e valorizzare l’ambiente marino, contribuendo al contempo alla crescita economica. Vale la pena ricordare che, secondo il XII Rapporto sull’Economia del mare, il settore rappresenta il 10,5% del Pil italiano e dà lavoro a oltre 1 milione e 90 mila persone, in crescita del 6,6% rispetto all’anno precedente – un dato ben superiore alla media nazionale dell’occupazione.


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Sorge però spontanea una domanda: come ci si forma per fare questi lavori? Negli ultimi anni, l’offerta formativa dedicata ai Blue Jobs si è ampliata notevolmente. Università, enti di ricerca, istituzioni europee e centri di innovazione stanno investendo risorse per preparare le nuove generazioni – e non solo – a entrare in questo settore in espansione. E la formazione non riguarda soltanto la teoria: si fa sempre più spazio a laboratori, esperienze sul campo, percorsi interdisciplinari e collaborazioni con imprese del settore marittimo.

Partiamo dalle università. In Italia, sono sempre di più gli atenei che propongono corsi specifici sull’economia blu e la sostenibilità marina. Genova offre un corso di laurea magistrale in Marine Sciences che unisce biologia, oceanografia, diritto marittimo e gestione delle risorse. O’Università di Napoli Parthenope è stata tra le prime in Italia ad attivare percorsi di studio sul monitoraggio ambientale marino e l’Università di Bologna con il programma di laurea internazionale in “Offshore Engineering” e il centro di ricerca Interdepartmental Centre for Industrial Research – CIRI Blue Growth stanno contribuendo in modo significativo a formare figure professionali altamente specializzate.


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Anche Ca’ Foscari a Venezia ha attivato corsi in Scienze Ambientali con focus sugli ecosistemi costieri e lagunari. Infine, il Politecnico di Bari e l’Università di Trieste collaborano a progetti europei come BlueMissionMed, promuovendo competenze in ingegneria, oceanografia e gestione.

Ma non sono solo le università a muoversi. Sempre più Istituti tecnici superiori (Its) stanno dedicando percorsi professionalizzanti ai mestieri del mare. La Fondazione MO.SO.S di Cagliari, ad esempio, propone corsi per tecnici della sostenibilità ambientale con specializzazioni sul ciclo delle acque e le risorse marine. In Liguria, la Fondazione Accademia Italiana della Marina Mercantile forma gli ufficiali, ma anche tecnici esperti in gestione energetica navale e cybersecurity portuale. E molti di questi percorsi portano rapidamente a un’occupazione: il tasso di inserimento lavorativo degli Its marittimi supera spesso l’80% entro un anno dal diploma.

A livello europeo, la Commissione UE sta spingendo con decisione sulla formazione legata ai Blue Jobs, Attraverso programmi come Emfaf (European Maritime Fisheries and Aquaculture Fund), sono stati finanziati progetti pilota, promuovendo la sinergia tra università, imprese e centri di ricerca. Un esempio concreto è Blue Generation, che ha coinvolto oltre 10.000 giovani under 30 in corsi e tirocini su turismo marino sostenibile, acquacoltura, biotecnologia blu e monitoraggio ambientale. L’obiettivo? Far scoprire ai ragazzi nuove possibilità professionali legate al mare, spesso anche molto innovative.

C’è poi un filone formativo legato alle competenze trasversali perché chi lavora nella Blue Economy deve saper combinare abilità digitali, conoscenze scientifiche e capacità relazionali. Per questo, si moltiplicano le summer school e i master interdisciplinari: come quelli promossi da istituti internazionali o organizzazioni come Ioc-Unesco, che spesso offrono corsi online gratuiti oppure Cnr ed Enea che promuovono summer school e percorsi avanzati – in collaborazione con le università – su oceanografia, energia blu, sostenibilità marina.

Nonostante l’attività del Conisma (Consorzio nazionale interuniversitario per le scienze del nare) – una rete di oltre 30 università italiane che si occupa oltre alla ricerca scientifica della formazione di nuove figure professionali nella Blue Economy – in Italia si procede ancora a macchia di leopardo: manca, a oggi, un Piano nazionale dei mestieri del mare, strutturato e condiviso, capace di guardare al lungo periodo, che definisca percorsi formativi omogenei, ne favorisca l’integrazione con il mercato del lavoro e promuova la collaborazione tra scuola, università, imprese e territori. Perché se vogliamo davvero costruire un’economia del mare che sia anche sociale, sostenibile e innovativa, dobbiamo partire dalle competenze.

Infine, non si può ignorare l’impegno del mondo delle Ong e delle associazioni come Legambiente, Wwf, Marevivo – solo per citarne alcune – che organizzano ogni anno centinaia di attività formative nelle scuole, nei centri estivi e persino a bordo di imbarcazioni laboratorio con l’obiettivo di avvicinare i giovani al mare in modo concreto.

Per tirare le somme, formarsi per lavorare nella Blue Economy non significa solo imparare una professione. Significa scegliere di far parte della transizione ecologica. Serve curiosità, apertura, voglia di mettersi in gioco. Non è necessario conoscere tutto di biologia marina: spesso chi si avvicina a questi mestieri lo fa per passione, per amore del mare, per quel senso di rispetto e meraviglia che solo l’acqua sa dare.

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Tags: Formazione lavoro

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