Vincenzo Nibali è nato a Messina il 14 novembre 1984. Un corridore da grandi corse a tappe che potrebbe ripercorrere le orme di Claudio Chiappucci e Marco Pantani. Un settimo posto al Tour de France 2009, un terzo al Giro 2010, piazzamenti molto significativii. Il corridore italiano gareggia nella Liquigas – Doimo, la stessa squadra di Ivan Basso. Potrebbe essere il suo erede. Eccolo in questa intervista in esclusiva per ilsussidiario.net
Un bilancio dopo questo Giro?
Un’esperienza esaltante e molto positiva. Non dovevo essere al via e alla fine mi sono ritrovato sul podio: posso ritenermi più che soddisfatto. Ho vissuto giorni bellissimi vestendo la maglia rosa e vincendo una tappa. E’ stato emozionante, così come l’affetto del pubblico. Sono contento anche per il risultato ottenuto da Ivan. Insieme a tutti i compagni ho lavorato per aiutarlo e credo che la sua vittoria sia un grande riconoscimento per i nostri sforzi. Dal mio punti di vista ho potuto aggiungere un’esperienza al mio bagaglio di corridore che, sono certo, mi verrà utile in futuro.
Un giudizio su Contador?
Un corridore straordinario, colui che finora si sta dimostrando imbattibile in salita. Sarà il faro del Tour, l’uomo da marcare.
Uno su Andy Schleck?
Nel 2009 ha compiuto un salto di qualità importante, meritandosi il ruolo di pretendente per questa edizione della Grande Boucle.
E uno su Basso?
Fortissimo di testa, oltre che di gambe, e super motivato. Sono convinto che potrà correre un grande Tour e ambire ad un risultato importante. Sono rimasto impressionato dalla sua forza al Giro: la sua esperienza sarà un’arma in più.
Ci sono altre corse che vorrebbe vincere oltre ai Grandi Giri?
Sono sempre stato affascinato dalle classiche delle Ardenne, Liegi-Bastogne-Liegi, Freccia Vallone e Amstel Gold Race. Si addicono alle mie caratteristiche e sono convinto, acquisendo esperienza, di potermela giocare in futuro. Nel cuore poi ho la Milano-Sanremo: è la classica dedicata per antonomasia ai velocisti ma abbiamo già visto azioni solitarie che possono cambiare la tradizione. Mi piacerebbe riuscire in una di queste imprese.
Dicono che lei possa essere il numero uno del ciclismo del futuro. Cosa ne pensa?
Sono orgoglioso che si pensi questo di me. Ho lavorato sodo per arrivare a questo livello ma sono conscio che la strada è ancora lunga. Mi confortano i miglioramenti che vedo di anno in anno: ora posso dirmi una conferma e non più una semplice promessa.
Pensa di essere un corridore d’attacco come Claudio Chiappucci?
Per le mie caratteristiche di passista scalatore, in arrivi con un gruppetto avrei già perso in partenza. Per questo motivo devo attaccare e cercare di arrivare solo, come ad Asolo. Essere paragonato a Chiappucci è un onore ma lui era uno scalatore puro, leggero e scattante. Di certo, nelle discese, potrei essere un degno erede.
Cosa ne pensa della crisi del ciclismo francese?
Sono fasi di transizione, non si può pensare di avere sempre dei campionissimi, come in passato. Credo comunque che la Francia possa essere competitiva: Chavanel, Voeckler, Pineau non sono di certo dei corridori scarsi…
Quali sono i corridori che l’hanno fatta sognare da ragazzino?
Ho sempre seguito con passione gli italiani, da Bugno a Chiappucci, da Pantani a Bartali passando per Ballerini. Le loro imprese hanno accresciuto l’amore per la bicicletta che, innato, era in me.
Com’è il suo rapporto con la Sicilia?
Ovviamente d’amore. Ho dovuto lasciarla giovane perché non c’erano le condizioni per praticare ciclismo d’alto livello. Ora è luogo del mio relax quando voglio staccare la spina. Vado a trovare la mia famiglia, gli amici e con loro acquisisco serenità. Mi sento un po’ come gli emigranti del passato: un destino che per molti siciliani è ancora attuale, purtroppo.
Hobby di Vincenzo Nibali?
Musica e motori. La prima mi aiuta a concentrarmi e rilassarmi, i secondi mi appassionano per la scarica di adrenalina che ti danno.
(Franco Vittadini)