Al suono di valzer, tango e un po’ di techno, la Spagna ha ottenuto qualcosa di straordinario, che nessuno era mai riuscito a fare: vincere consecutivamente un campionato europeo, un campionato mondiale e un altro campionato europeo. Nemmeno la grande Germania di Helmut Schoen, quella degli anni ’70 impostata sul blocco del Bayern Monaco che si portò a casa tre Coppe dei Campioni in serie. Sul miglior palcoscenico, con la più grande delle pressioni, una nazione immersa in una forte crisi sociale ed economica e una pretesa mai conosciuta dal calcio spagnolo, ventitré giocatori provenienti da un Paese capace di far innamorare quanto il loro modo di giocare, sono riusciti a fare quello che nessuno aveva mai fatto e, come se non bastasse, a vincere con quattro gol contro un’Italia scesa in campo senza nessuna intenzione di uscirne sconfitta. E’ la più grande vittoria di sempre in un campionato europeo, è la prima vittoria della Spagna in gare ufficiali contro l’Italia in 92 anni di storia. La vittoria di ieri sera della nazionale spagnola mi fa dire questo: amici, bisogna essere coscienti di quello che è successo negli ultimi quattro anni. Questo non è normale, tanto meno per quello che è il nostro combinato nazionale. Questo straordinario risultato potrà avere diversi segreti, ma sentendo in qualche video Vicente Del Bosque che dice: “Giocate con i vostri compagni, dipendete da loro”, non serve altro. Mi arrendo davanti a questo, alla tranquillità e alla certezza messi in un modo di giocare. Qualche settimana fa aveva parlato del fatto che questa è la generazione che ci ha permesso di sognare e di pretendere. Oggi il sogno è realtà e la pretesa è stata dimenticata in ogni passaggio, in ogni tocco e, naturalmente, in ogni gol. Abbiamo distrutto calcisticamente l’Italia, con eleganza (e un atteggiamento per certi versi di “imperialismo”) dentro e fuori dal terreno di gioco. Dopo la pioggia di critiche, Del Bosque e i suoi sono tornati a lavorare in silenzio, giorno dopo giorno, incassando un solo gol, difendendosi con la palla e “uccidendo” gli avversari con la stessa palla. In più…
… la Spagna continua a non subire reti in gare a eliminazione diretta da quella rete incassata da Zidane negli ottavi del mondiale 2006. Oggi il calcio spagnolo ha conquistato una laurea: dopo due finali sofferte, quella di Kiev è stata gustata come una passeggiata dai protagonisti e da ogni tifoso. Non c’è due senza tre, dice il proverbio. Bisognerà cambiarlo in: non c’è tre senza quattro. Grazie a tutti perché il lavoro svolto nel corso di molti anni, come si vede, sta dando i suoi frutti negli ultimi quattro anni.
Un affezionato lettore spagnolo