Può essere la giornata della gloria per Roberta Vinci, ma diciamolo subito: dipende dalla sua avversaria. Che tu sia la numero 15 al mondo, abbia fatto progressi giganteschi nell’ultimo periodo (con un torneo vinto nel 2013, a Katowice) e possa battere anche regolarmente le migliori del ranking conta poco se dall’altra parte della rete c’è Serena Williams: non solo la numero uno della classifica – era un paradosso quando non stava in cima – ma anche, semplicemente, la dominatrice degli ultimi anni. Una che, specialmente in questo periodo, decide in autonomia se vincere o perdere; ovvero, lascia davvero poca iniziativa alle avversarie e comanda il gioco. Se poi manda le palle in rete o a un metro dalla riga di fondo o laterale, ben per chi la affronta; ma pensare di andare in campo a dirigere le operazioni è seriamente difficile. Qui però siamo sulla terra battuta ed è il Roland Garros: due cose che Serena non ama particolarmente, perchè predilige altri superfici e la cosa è dimostrata dal fatto che a Parigi l’americana ha vinto una sola volta, nell’ormai lontanissimo 2002, non riuscendo a fare il bis nemmeno quando ha giocato stagioni da cannibale (nel 2009 ad esempio). Per contro, Roberta Vinci ha nella terra il suo punto di forza, un po’ come tutte le italiane: l’esperienza nel doppio con Sara Errani le ha dato una mano anche a livello di singolare, e si vede anche dal fatto che mai in passato era arrivata al quarto turno degli Open di Francia (il miglior risultato è il terzo, due anni fa). I precedenti, ça va sans dire, sono a favore della Williams: due partite senza concedere un set alla tarantina, giocate a Wimbledon 2009 e Miami 2012. Nessuna di queste due era sulla terra: le speranze ci sono, anche se Roberta deve innanzitutto cominciare ad eliminare qualche pausa mentale di troppo, che l’ha costretta a giocare tre set sia contro la Voskoboeva che contro Petra Cetkovska. Più netto invece il cammino di Serena Williams, come prevedibile: Anna Tatishvili, Caroline Garcia e Sorana Cirstea sono cadute senza quasi rendersene conto. Per Serena Williams si tratterebbe del sedicesimo titolo dello Slam, il terzo sugli ultimi cinque giocati: mettendoci anche le Olimpiadi, saremmo a quattro grandi tornei su sei. Impressionante. Chi vince questa partita trova, ai quarti, una tra Svetlana Kuznetsova, cioè colei che vinse qui in quel 2009 di cui parlavamo, e Angelique Kerber, tedesca che lo scorso anno ha giocato i quarti di finale (battuta da Sara Errani). Per Roberta non sarebbero due partite impossibili, men che meno per Serena. Naturalmente, il sogno degli italiani è una semifinale tutta azzurra: tuttavia, se per Sara l’obiettivo è assolutamente alla portata, per la Vinci uscire dalla mattinata ancora viva (sportivamente) sarebbe il capolavoro della carriera.
Siccome i miracoli nello sport accadono, possiamo ben dire che Roberta Vinci non parte decisamente battuta: i suoi risultati negli Slam degli ultimi tempi parlano chiaro, con i quarti di finale raggiunti agli Us Open 2012 (dove perse il derby con la Errani prima di vincere il torneo di doppio con la stessa bolognese) e il terzo turno agli Australian Open. Sul cemento, ovvero la superficie che meno le si addice. Sulla terra battuta Roberta è nel suo habitat naturale, e quindi avrà un vantaggio in più che dovrà sfruttare. Nel 2013, parlando di tornei importanti, Roberta ha giocato gli ottavi di finale a Indian Wells dove ha sorprendentemente perso da Lara Arruabarreno; addirittura la semifinale a Miami, perdendola però da Jelena Jankovic; e gli ottavi a Roma, venendo sconfitta da Simona Halep (ha fallito solo a Madrid, con l’eliminazione al primo turno). Sono 8 le vittori in singolare, ultima delle quali lo scorso aprile a Katowice (terra battuta) dove ha sconfitto Petra Kvitova che solo la settimana dopo si è ritrovata di fronte in Federation Cup. E’ nel doppio però che Roberta si è fatta subito notare: il primo successo arriva addirittura nel 2001 (con Sandrine Testud come compagna), poi da quando si è messa in coppia con Sara Errani sono arrivati 16 successi tra cui tre Slam (nel 2012 anche il Roland Garros; manca solo Wimbledon), già tre tornei portati a casa nel 2013 (gli Australian Open, Parigi e Doha). A proposito di Doha: è stato l’unico torneo dell’anno in cui Serena Williams ha davvero faticato, perdendo poi la finale contro Victoria Azarenka. Se si eccettua l’Australian Open, in cui l’americana è stata eliminata ai quarti da Sloane Stephens ma aveva accusato problemi alla schiena, il 2013 è iniziato con un dominio: sappiamo che Serena centellina ormai gli impegni per arrivare al 100% negli appuntamenti che contano, e i risultati si stano vedendo: vittoria a Brisbane nel primo torneo dell’anno, e poi ancora a Key Biscaine, Charleston, Madrid e Roma. Le vittorie in carriera sono 51: numeri impressionanti, che sarebbero potuti essere più alti se non avesse continuamente avuto problemi fisici. La Williams ha già vinto tutti gli Slam, ma non ha mai completato il Golden (cioè, i quattro Major nello stesso anno) anche se più di una volta ne ha vinti tre consecutivamente. Gli anni d’oro sono il 2002 (dove ha vinto Roland Garros e Wimbledon) e 2009, quando le sono mancati solo gli Open di Francia. Anche in doppio non si scherza: 22 vittorie, tutte con la sorella Venus a eccezione di quella di Lipsia nel 2002 (con Alexandra Stevenson), tra cui tre ori olimpici (c’è anche quello del 2012, dove ha fatto doppietta) e 13 tornei dello Slam. Insomma: se guardiamo numeri, qualità del tennis e momento di forma attuale, Roberta Vinci potrebbe anche non scendere in campo. Siccome però gli sport non sono una scienza esatta, la speranza che il grande ribaltone possa avvenire c’è; si parte da 0-0, e il pensiero fisso di Roberta deve essere: ce la posso fare. Se andrà davvero così lo scopriremo presto: Roberta Vinci-Serena Williams sta per cominciare…
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