Alla fine, Maria Sharapova non cambia il cognome: agli Us Open sarà regolarmente in campo con quanto recita l’anagrafe. Ma se l’idea era quella di reclamizzare la sua linea di caramelle beh, ci inchiniamo e sfiliamo tanto di cappello. Eh già: non sappiamo ancora se sia vera o meno la notizia di una procedura d’urgenza presso la Suprema Corte della Florida per presentarsi a Flushing Meadows in veste di Maria Sugarpova, ma intanto la sola indiscrezione ha fatto sì che il nome delle caramelle e relativo marchio abbiano fatto un exploit clamoroso di citazioni sui social newtork, da Facebook e Twitter passando per Instagram, dove le foto delle labbra rosso fuoco che contraddistinguono il prodotto hanno spopolato. E brava Maria: missione compiuta, ma adesso che ha sollevato tutto questo polverone, ci aspettiamo perlomeno che il prossimo 8 ottobre la russa sollevi il trofeo degli Us Open.
Non sarebbe la prima volta. Il caso più recente è quello di Ron Artest, che dopo aver vinto il titolo di campione NBA si è fatto ufficialmente cambiare nome, e adesso sulla canotta e all’anagrafe ha scritto Metta World Peace; e nel 2008 era stato il turno di Chad Johnson, uno dei wide receiver più brillanti della NFL, che aveva scelto il nome Ochochinco (il numero della sua maglietta, 85, in lingua spagnola) e lo scorso anno ha raddoppiato, tornando al cognome originario. Adesso ci prova Maria Sharapova, che ha in mente una trovata forse ancor più bizzarra. Un anno fa la tennista russa, attuale numero 3 del ranking WTA, ha lanciato la sua linea di caramelle, le Sugarpova, il cui marchio è, ovviamente, un paio di labbra rosso fuoco. Andate subito a ruba (si parla di quasi due milioni di confezioni vendute in un anno), in una delle operazioni di marketing più riuscite di sempre, le Sugarpova hanno ispirato una decisione che cova da qualche periodo e che ultimamente è diventata una domanda ufficiale: Maria Sharapova vuole giocare gli Us Open (che iniziano il prossimo lunedi) con il nome delle sue caramelle. Pensateci: a ogni game vinto, l’arbitro annuncerebbe “Game Sugarpova”. Certo, detta così fa sorridere: anche perchè Maria tornerebbe poi al suo cognome originale. Due settimane dunque: il Times sostiene inoltre di aver appreso, da fonti vicine alla russa, che la domanda sia già partita con tanto di procedura d’urgenza. In Florida, dove la Sharapova risiede, tecnicamente non ci sono impedimenti legali, e si mormora già che la Corte Suprema dello stato possa darle l’autorizzazione. Alla quale, va da sè, dovrebbe fare seguito il nullaosta del comitato del Grande Slam, visto che il cambio di nome sarebbe giuridicamente legale. Insomma: una bella trovata, anche se – in attesa del commento della , l’agenzia che rappresenta Maria – non si capiscono bene i motivi di una bizzarria simile. Recentemente – cioè dopo aver perso da Sloane Stephens a Cincinnati – la Sharapova ha licenziato il nuovo allenatore Jimmy Connors, che lavorava con lei da appena un mese; e ci sono voci sempre più insistenti che dicono che a Flushing Meadows (dove Masha ha vinto solo nel , battendo in finale Justine Henin) si presenterà con Yuri Sharapov come coach. Ovvero suo padre, che non la segue dal 2008, anno dell’intervento chirurgico alla spalla, al rientro dal quale l’unico allenatore era rimasto Michael Joyce. Tennis.com sostiene che sia stato proprio Yuri a fare la telefonata di licenziamento a Jimbo (naturalmente su richiesta della figlia); al di là di questo dettaglio, l’unica ipotesi plausibile di questa trovata risiede nel fatto che la Sharapova abbia bisogno di una scossa per tornare a dominare il circuito, e per inseguire e battere quella nemesi che si chiama Serena Williams. Una domanda sorge spontanea: d’accordo il cambio di nome per sole due settimane, ma se come Maria Sugarpova dovesse vincere gli Us Open? (Claudio Franceschini)