Quando si parla di ‘classe operaia’ si pone l’accento sulla seconda parola dell’espressione: classe indica il gruppo e non la qualità, operaia è l’aggettivo che connota. Nel calcio la classe operaia è quella dei faticatori, i giocatori con sette polmoni che vivono la partita all’insegna del sacrificio, quelli che per dirla alla Ligabue non non hanno nè lo spunto della punta nè del 10 ma compensano con la corsa, ingrediente fondamentale tanto quanto la tecnica. Generalmente stanno a centrocampo ma non è di loro che si vuole parlare questa volta. Perché nel campionato di Serie A che va snodandosi c’è un’altra classe operaia, quella che è anzitutto classe e che si sta facendo operaia a suo modo, per il bene di tutti. Giocatori magari non decisivi ma diversamente fondamentali. Roma-Inter ha proposto come rappresentante della categoria Adem Ljajic: 65 minuti in campo, probabilmente non tanti quanto avrebbe voluto ma ciononostante non un cenno di polemica o disappunto, ed anzi una partecipazione visibile alle esultanze di squadra; questa però è solo la punta dell’iceberg, sotto ci sono un assist per il primo gol di Gervinho e ottime combinate con Maicon, che hanno messo in difficoltà Dodò e Kuzmanovic. Il serbo sta innegabilmente crescendo e sviluppando attorno all’ottima tecnica di base una formazione sempre più completa. Una classe operaia per l’appunto. Passo indietro alle partite del sabato: in Sassuolo-Verona è arrivato il primo gol di Nicola Sansone. Talento meno giovane e reclamizzato rispetto al prodigio Berardi ma per certi versi quasi più importante rispetto al compagno di reparto, pur non avendone le statistiche. Un gol in 13 partite resta poco per un attaccante e sicuramente il piccolo (a dispetto del nome biblico) Sansone dovrà migliorare la sua percentuale realizzativa, ma il rapporto qualità-quantità che offre alla causa è tra i più alti del campionato. Il simbolo della nuova classe operaia gioca però nella capolista ed è Claudio Marchisio, nato come incursore goleador e cresciuto fino ad occupare senza problemi anche la sedia di Pirlo, quella del regista. Tutto sempre di corsa: la sua visibile stanchezza nel derby col Torino è stata giustificata in diretta tv da mister Allegri, che ha ricordato la ventina di partite già sul groppone del suo numero 8. Scrutando qua e là non è difficile trovare altri…
…ragionieri in tuta blu: Bonaventura che nel Milan fa un pò di tutto da centrocampo in su, il “cugino” Palacio che non segna più ma fa tutto il resto, gli attaccanti della Sampdoria (Eder-Okaka-Gabbiadini) che ragionano come mediani, fino al miracolo Callejon che segna come una punta ed insegue come un terzino. Non si sta scoprendo nulla, questi giocatori ci sono da sempre e che Dio li benedica: è però giusto dargli risalto in un campionato in cui, come una volta ha detto Bono Vox degli U2, per tornare a toccare il cielo bisogna imparare ad inginocchiarsi. Ce lo ha ricordato anche il più grande, Francesco Totti, con un assist da seduto: non è tutto gol quel che luccica. Senza dimenticare la classe vera, quella dei Pirlo e dei Pjanic che risolve le partite ed esalta l’occhio. Ma di questi parliamo tutti i giorni.
(Carlo Necchi)