Probabilmente era la tappa più attesa di questo novantottesimo Giro d’Italia, la cronometro di 59,4 chilometri con partenza da Treviso e arrivo a Valdobbiadene. Attesa non tanto per lo spettacolo (le montagne dei prossimi giorni saranno di certo più attraenti e riserveranno delle belle sorprese) quanto perché una cronometro così lunga (che tante polemiche ha generato nei confronti degli organizzatori) avrebbe sicuramente portato a sconvolgimenti nella classifica generale e avrebbe potuto “ammazzare” il Giro. E in fondo così è stato.
La vittoria è andata al bielorusso del Team Sky Vasil Kiryienka che, con una media di 45,771 Km/h, ha fermato il cronometro a 1 ora 17 minuti e 52 secondi. La seconda posizione se l’è andata a prendere un sorprendente Luis Leon Sanchez dell’Astana, quindi compagno di squadra e gregario di Fabio Aru, che taglia la linea d’arrivo con 12 secondi di ritardo dal vincitore. Al terzo posto il vero vincitore di questa giornata, il madrileno della Tinkoff-Saxo Alberto Contador. Il pistolero ha tagliato il traguardo con un ritardo di 14 secondi dal primo classificato, ma ha dato davvero dei distacchi abissali a tutti i suoi rivali per la classifica generale. Il tedesco dell’Ag2r La Mondiale Patrick Gretsch si è aggiudicato la quarta posizione con 23 secondi di ritardo, dietro di lui Steven Kruijswijk a 1 minuto e 09 secondi, Tanel Kangert a 1 minuto e 17 secondi e Jurgen Van Den Broecka 1 minuto e 25 secondi. Ottima prova, che si è conclusa con l’ottavo posto a 1 minuto e 26 secondi, quella dell’italiano della Trek Fabio Felline. Il sardo dell’Astana Fabio Aru, che è partito per ultimo in maglia rosa, ha concluso la sua prova in ventinovesima posizione con un ritardo da Kiryienka di 3 minuti e 01 secondi, difendendosi per quel che ha potuto vista la scarsa esperienza del corridore ventiquattrenne in una cronometro individuale così lunga. Quelli che hanno sicuramente deluso le aspettative della vigilia sono stati senza dubbio Rigoberto Uran e soprattutto Richie Porte. Dopo una prima settimana alquanto difficile e una seconda settimana in cui era sembrato decisamente in ripresa, ci si sarebbe aspettati una grande prova da parte del colombiano, soprannominato Ciccio. Invece il risultato finale è un anonimo ventitreesimo posto con un ritardo di 2 minuti e 45 secondi dal vincitore di giornata. Peggio di lui il tasmaniano Richie Porte. Il corridore del team Sky è stato sicuramente molto sfortunato in questo Giro d’Italia. Prima una penalizzazione di 2 minuti a causa del fatto che aveva tagliato il traguardo con la bicicletta di Simon Clarke, corridore dell’Orica Green-Edge, cosa non prevista dal regolamento, poi la caduta di ieri che lo ha costretto a percorrere gli ultimi tre km di gara in piedi sui pedali della bicicletta del compagno di squadra Kiryienka, molto più alto di lui. Probabilmente tutto questo ha definitivamente scoraggiato il corridore australiano che oggi ha condotto una cronometro decisamente in ombra, accusando al traguardo un ritardo di 4 minuti e 20 secondi dal compagno di squadra.
Ai microfoni televisivi è a dir poco raggiante Contador. Non gli era andato giù ieri il boccone amaro di aver perso la maglia rosa per una stupida caduta. E oggi se l’è prontamente ripresa disputando una cronometro superlativa. Alle televisioni di tutto il mondo ha dichiarato di essere felice ma di aver un gran male alle gambe per essere andato davvero a tutta lungo i 59 chilometri del percorso di gara. La ricognizione fatta in macchina in mattinata gli è servita per rendersi bene conto di come fosse fatto il percorso e in questo modo ha potuto studiare bene tutta la sua condotta di gara dal primo all’ultimo chilometro. Ma mai si sarebbe aspettato di riuscire a guadagnare così tanto sui suoi diretti avversari per la vittoria finale. Alla gioia del pistolero fa da contr’altare la delusione di Fabio Aru. Il giovane corridore sardo non nasconde il suo disappunto neanche davanti alle telecamere. Avrebbe preferito fare di più, perdere meno secondi dal suo rivale. ma nello stesso tempo è speranzoso. Sa che il Giro è ancora lungo, otto giorni non sono pochi e soprattutto li aspettano le grandi montagne. Tutto potrà ancora succedere.