Il Roland Garros, dei quattro Slam previsti dal calendario del tennis mondiale, è quello più menzognero. Se volete farvi unidea di quali siano i rapporti di forze in campo non prendete il torneo di Parigi come oro colato; la terra rossa è una superficie che inganna, esalta le qualità degli specialisti della fatica e della strenua difesa e manda in crisi giocatori che sul cemento hanno altro rendimento. Tuttavia, sempre di tennis si tratta, e sempre di pallina che rimbalza (più o meno) regolarmente; e dunque osservare, a poche ore dallinizio dei quarti di finale, la composizione del tabellone femminile fa capire due cose. La prima, che il tennis in gonnella attraversa ancora, e sempre sarà così, una fase in cui le big non esistono più, tutte possono battere tutte in certe condizioni e le sorprese sono una norma. La seconda, che un cambio generazionale è allorizzonte, pur se magari ora di Wimbledon lo status quo sarà momentaneamente ripristinato.
Delle otto giocatrici arrivate ai quarti, tre sono per la prima volta a questa altezza di uno Slam: trattasi di Elina Svitolina, ucraina del 1994; Timea Bacsinszky, svizzera del 1989; e Alison Van Uytvanck, belga del 1994. Storie diverse: la Svitolina ha avuto una grande carriera juniores (vittoria del Roland Garros a nemmeno 16 anni, finale di Wimbledon due stagioni più tardi), poi è entrata rapidamente nel circuito WTA e si è subito issata nel ranking, vincendo due volte a Baku e a Marrakech questanno. La Van Uytvanck ha cinque trofei ITF e già a 17 anni era una grande promessa, poi si è un po persa ma sempre rimanendo nelle 100; la Bacsinzsky era già in rampa di lancio nel 2010, ma ha poi subito un grave infortunio e di fatto è tornata a giocare solo lanno scorso, ripartendo dal fondo e avendo grandi risultati questanno (due titoli). Questo è il loro momento; ma presto potremmo trovarci a celebrare altre giocatrici, perchè trovare giocatrici solide è difficile e al di sotto della Top Ten il livello è molto equiparato e i valori cambiano da torneo a torneo, da mese a mese, da superficie a superficie. Intanto però questo potrebbe essere il momento giusto per vedere uno Slam femminile vinto da una giocatrice nata negli anni Novanta; finora è successo appena 2 volte, sempre con Petra Kvitova. Contando che una classe 89 oggi ha 26 anni, il dato appare piuttosto strano. Ma conferma il dato: la bagarre cè sempre e le sorprese non mancano (Bencic, Keys e Krunic agli scorsi Us Open), ma poi alla fine vincono sempre le stesse. E cioè le Serena Williams, le Sharapova, le Kvitova e le Azarenka (la quale Azarenka dopo un anno di stop sta provando a tornare grande). Che infatti dal 2012 si sono portate a casa tutto o quasi. Che sia questo il Major buono per cambiare la decade dominante del tennis in rosa? Speriamo, ma anche no: perchè ai quarti cè anche Sara Errani, che sarà anche nata nel 1987 ma è italiana, e noi innanzitutto facciamo il tifo per lei.
(Claudio Franceschini)