Quella di sabato sera contro il Milan sembrava la partita perfetta per l’Udinese: dominio pressochè totale sui campioni d’Italia, Di Natale ancora a segno per consolidare la propria posizione di capocannoniere del campionato e soprattutto per dare ai friulani il vantaggio, altre occasioni per raddoppiare, secondo posto virtualmente raggiunto (Milan agganciato in classifica e con il vantaggio negli scontri diretti) e addirittura il primo posto della Juventus a un solo punto, pur considerando che la squadra di Conte ha le sue partite da recuperare. Insomma, sembrava che allo stadio “Friuli” si stesse per scrivere l’ennesima pagina della “favola” Udinese. Favola tra virgolette perchè in realtà non c’è niente di sovrannaturale: semplicemente, il frutto del lavoro di una grande società, di un ottimo allenatore e di un gruppo di giocatori assai validi nonostante le partenze che si registrano ogni estate; ma pur sempre una storia speciale, da Davide che batte Golia, per capirci. Invece niente di tutto questo, e il sorpasso firmato dai rossoneri sul campo grazie alle reti di Maxi Lopez ed El Shaarawy rischia di essere, tutto sommato, il male minore. Certo, la sconfitta ha respinto l’Udinese al momentaneo quarto posto, ma tutto sommato le distanze in vetta sono davvero corte, per cui per una squadra che non era certo partita con obiettivi trionfali ad inizio stagione questo non è certo un dramma. Il primo grosso problema arriva da Mauricio Isla; si era capito subito che l’infortunio del cileno fosse serio, e la sentenza arrivata ieri (“distorsione del ginocchio destro con interessamento capsulo-legamentoso; lesione del legamento collaterale e interessamento del crociato anteriore”) significa solo una cosa: per Isla la stagione è finita. E se l’infortunio non spegnerà gli interessi di mercato, quella di sabato potrebbe essere stata l’ultima partita del cileno con la maglia bianconera. Finita qui? Assolutamente no, perchè il colpo più devastante è arrivato ieri: se a qualcuno fosse parsa strana la sostituzione di Di Natale, è bene che sappia che c’era un motivo validissimo. Totò ha riportato la microfrattura del secondo dito del piede destro: probabile un mese di stop. Questa è una mazzata in tutti i sensi per Di Natale: innanzitutto, ci sono i problemi che la sua assenza causerà a una squadra splendida, ma che senza di lui perde il terminale offensivo che produce circa il 50% delle reti totali.
L’attacco nelle prossime partite sarà affidato a Floro Flores (non al meglio), Fabbrini e Torje, che però non è stato inserito nella lista Uefa per l’Europa League che riparte giovedì contro il Paok Salonicco (a proposito: allo stadio Friuli si rischierà di avere più tifosi greci che bianconeri). Ma questo non è tutto: per Di Natale si complicheranno anche due traguardi personali ai quali il napoletano tiene molto, e che si meriterebbe certamente: il titolo di capocannoniere e la Nazionale. Per quanto riguarda la classifica marcatori, bisogna ricordare che Di Natale è in testa solitario con 17 reti, e poteva approfittare della squalifica del primo inseguitore, Zlatan Ibrahimovic, per incrementare il vantaggio. Nel mirino per Totò c’è un traguardo storico: diventare capocannoniere per la terza stagione di fila gli consentirebbe di eguagliare gli unici due calciatori che ci sono riusciti in tutta la storia della serie A, cioè due miti come Gunnar Nordahl e Michel Platini (sarebbe quindi il primo italiano). Ancor più importante è la Nazionale, visto l’avvicinarsi degli Europei in Polonia&Ucraina: l’amichevole del 29 febbraio contro gli Usa a Genova doveva segnare il ritorno in azzurro di Di Natale e il test per la nuova coppia con lui e Balotelli. Tutto rinviato (salvo miracolosi recuperi lampo). A Udine oggi fa freddo davvero, e la colpa non è solo del clima.
(Mauro Mantegazza)