Dopo l’importante ma sofferta vittoria di sabato scorso contro Tonga a Brescia, l’Italia del rugby è sbarcata ieri a Roma per iniziare l’avvicinamento all’attesissimo test-match di sabato pomeriggio contro gli All Blacks neozelandesi. Il programma di queste giornate è intenso, come giusto che sia per prepararsi all’incontro più duro che si possa immaginare nel mondo della ‘palla ovale’ contro i campioni del Mondo. Sveglia intorno alle 7, colazione, poi dalle 8.15 sotto con il lavoro: due gruppi in palestra, uno in piscina, fino alle 10.30. La nazionale italiana lavora così al centro d’allenamento dell’Acqua Acetosa in vista del secondo appuntamento del novembre internazionale. Il team manager Gino Troiani ha fatto il punto della situazione: “Dal punto di vista medico, tornano in gruppo i due tenuti a riposo precauzionale la scorsa settimana, il pilone Michele Rizzo (per lui distorsione alla caviglia destra, ndR) e il trequarti Mirco Bergamasco (problema al tendine del bicipite femorale sinistro, ndR). La partita contro Tonga non ha lasciato alcuno strascico fisico. Ieri e stamattina abbiamo svolto un lavoro di recupero, quelle di domani e giovedì saranno invece le giornate più intense e impegnative”.
Dopo la pausa di metà mattina, il c.t. Jacques Brunel e il suo staff hanno radunato gli azzurri nella sala video: “Per studiare gli All Blacks abbiamo impiegato circa 56 ore di lavoro: 6-8 ore di lavoro per ogni partita che hanno giocato in estate al 4 Nazioni e poi i due test contro l’Australia a Hong Kong e quello di domenica a Edimburgo contro la Scozia”, spiega il videoanalyst David Fonzi, che sottolinea alcuni numeri di questo match: “Il tempo di gioco nell’Emisfero Sud è abbastanza alto, mentre con la Scozia è stato di soli 31 minuti, più basso che per la norma delle partite in Europa. Se in queste condizioni gli All Blacks sono riusciti a segnare sette mete, figuriamoci se sale l’intensità del gioco. Il nostro obiettivo è ridurre il tempo di gioco”. Il gattino nero che ieri si aggirava sui prati dell’Acqua Acetosa è gia stato definito un All Black, “si chiama Richie McGatt”, scherza qualcuno. Il fisioterapista Yarno Celeghin sostiene: “Dal punto di vista dell’attenzione, per noi è tutto normale. Ma si nota l’estrema attesa che c’è intorno, il contesto. E noti anche con un sorriso l’emozione dei giovani. Ma in campo, dopo l’Haka, è solo una partita di rugby”.
Si giocherà in un Olimpico che – forse è persino inutile dirlo – sarà tutto esaurito. La partita si annuncia come sempre un grande spettacolo, anche se per gli azzurri l’unico obiettivo credibile sarà quello di cercare di fare bella figura. Per l’impresa (quasi) impossibile si potrebbe forse pensare al terzo e ultimo test-match stagionale, sabato 24 a Firenze contro l’Australia.