Novak Djokovic è il tennista numero uno al mondo. Lo era anche lo scorso anno, prima che Roger Federer tornasse dal suo letargo di risultati e si prendesse nuovamente la corona, con tanto di record per settimane in cima al ranking ATP. Due giorni fa ha rischiato la clamorosa eliminazione agli ottavi di finale contro Stanislas Wawrinka: cinque set, una maratona di quattro ore e mezza sempre a inseguire, la vittoria per 11-9 nel parziale decisivo. Se pensavate che la fatica nelle gambe potesse farsi sentire e lo tagliasse fuori dagli Australian Open (che ha vinto negli ultimi due anni) vi sbagliavate: Nole affrontava nei quarti Tomas Berdych, tennista ceco che ha il solo difetto di non giocare in un’epoca nella quale avrebbe potuto evitare i quattro grandi del circuito (sapete tutti di chi parliamo). Djokovic un tempo era un gran burlone: le sue imitazioni di Nadal e Sharapova hanno fatto il giro del mondo. Si è ridimensionato da tempo, ma un giorno si è presentato sul centrale di Wimbledon estraendo dalla borsa una mazza dal golf e il rigido pubblico britannico non l’ha presa troppo bene; ma il segnale decisivo gli è arrivato quando all’ultimo torneo di Parigi-Bercy (parliamo dello scorso autunno) Nole ha fatto il suo ingresso in campo indossando una maschera di Darth Vader e ha perso da Querrey partendo da 6-0 2-0 a favore. Oggi il serbo bada meno allo spettacolo e più alla concretezza, perchè gli Slam non si vincono esclusivamente con gli spettacolini; caso mai quelli contribuiscono a farti entrare nella leggenda se centri i risultati, come accade – in maniera un po’ diversa – a John McEnroe. Ecco perchè oggi Djokovic, se in giornata, non lo batti mai: nemmeno se ti chiami Roger Federer, perchè sulla distanza Nole ti prende le misure, ti ribatte tutto e ti sfianca sul ritmo. Ecco perchè David Ferrer, che ha vinto la battaglia spagnola contro Almagro (rimontando da due set a zero sotto), non ha che un 10% scarso (e forse anche meno) di andare in finale a Melbourne; lo si è capito nella tarda mattinata italiana, quando Djokovic è sceso in campo contro Berdych. “Non ne ha più”, si pensava. “Ha giocato troppo, e non ha recuperato”. Chiacchiere da bar. Djoker (il soprannome ovviamente gli è rimasto) aveva vinto 6-1 il primo set prima che gli ultimi spettatori fossero usciti dal bar del campo centrale. Ha lasciato lì il secondo solo perchè Berdych si è confermato un top player, ma poi ha fatto quello che ha voluto: un altro 6-1, quindi un chirurgico 6-4, e via in semifinale. Da giocare, certo, come tutte le partite; ma come detto Ferrer non è che l’ultimo fastidio prima di incrociare chi davvero guarderà con il sangue agli occhi nella notte tra domenica e lunedi: Roger Federer o Andy Murray, sempre che superino i loro avversari (rispettivamente Tsonga e Chardy, il pronostico è piuttosto chiuso comunque). In campo femminile ecco la sorpresa: la cinese Na Li conferma di essere sui livelli che le hanno permesso di vincere il Roland Garros nel 2011. Battuta in due set Agnieszka Radwanska, che continua a inseguire la prima posizione mondiale ma dimostra di non essere ancora del tutto pronta pur avendo forse il tennis più pulito di tutto il circuito. La sua avversaria sarà Maria Sharapova: la notizia è solo che la siberiana ha concesso quattro game alla Makarova, brava ad arrivare fino a qui (ha battuto la Kerber) ma del tutto impotente di fronte alla connazionale. Potrà rifarsi – ma speriamo di no – in coppia con Elena Vesnina nella semifinale del doppio, contro le nostre Errani e Vinci. Nella notte si giocano gli altri due quarti di finale: ci stupiremmo se Serena Williams rimanesse in campo più di un’ora e mezza (e siamo già stati larghi) contro la giovanissima Sloane Stephens, mentre si preannuncia se non altro più combattuto l’altro incontro, quello in cui la numero uno al mondo e dententrice del trofeo Vika Azarenka se la vedrà con Svetlana Kuznetsova, cui va concessa un’opportunità per come sta giocando e perchè ha sempre vinto due Slam in carriera (ma in Australia non è mai andata oltre i quarti di finale). La vera domanda l’abbiamo già posta qualche giorno fa ed è la seguente: basterà lo strapotere dimostrato da Sharapova e Azarenka per fermare la corsa di Serena Williams verso il sedicesimo Slam? La prima a rispondere sarà la bielorussa: a New York andò ad un turno di battuta e un set di palle nuove dal batterla in uno dei suoi momenti migliori, qui però siamo dall’altra parte del mondo.
(Claudio Franceschini)
(1) Novak Djokovic (SRB) b. (5) Tomas Berdych (CZE) 6-1, 4-6, 6-1, 6-4
(4) David Ferrer (SPA) b. (10) Nicolas Almagro (SPA) 4-6, 4-6, 7-5, 7-6, 6-2
(2) Maria Sharapova (RUS) b. (19) Ekaterina Makarova (RUS) 6-2, 6-2
(6) Na Li (CHN) b. (4) Agnieszka Radwanska (POL) 7-5, 6-3