Andrea Stramaccioni è tornato a farsi vedere: dalle stanze di SkySport l’ex allenatore dell’Inter ha ripercorso con gratitudine l’occasione nerazzurra e allungato i migliori auguri al suo successore Walter Mazzarri. Oggi l’ex allenatore interista è un ricordo più agro che dolce: di una stagione a due facce si ricorda più l’epilogo tragicomico che l’inizio promettente. Riavvolgiamo il nastro all’8 aprile dell’anno scorso: erano tempi d’infortuni e preoccupazioni velate, destinate e gonfiarsi come un temporale estivo nelle partite successive. In cui scrosciarono sconfitte ad irrigare l’albero del record negativo (16 sconfitte in campionato); poi è arrivato Mazzarri e si è ripartiti quasi da zero, la domanda è: un anno dopo si può affermare con certezza che l’Inter è più avanti? La classifica dice di no: i punti sono gli stessi, 50 anche se quest’anno valgono la quinta posizione e non la sesta, come nella passata stagione (c’era di mezzo la Lazio a quota 51). Si può concordare sulla maggiore organizzazione dell’Inter mazzarriana, che ha suo modulo fisso e un’idea forte ovvero il gioco sulle fasce. Organizzazione ma anche solidità come indica la casella delle sconfitte: ad oggi sono 6 come il Napoli terzo, contro le 11 di un anno fa. Quella di Stramaccioni era una squadra meno definita, capace di adattarsi a seconda dell’avversario e con tre uomini d’attacco in campo anziché due (o uno) quando possibile. Un denominatore comune è la sfortuna: la verve del giovane mister fu abbattuta anche da una carestia d’infortuni inedita mentre il più esperto Mazzarri, bottegaio di calcio ma anche dell’arte del lamento, trova buoni argomenti spulciando tra i vari episodi sfavorevoli (ma senza la necessità di dossier arbitrali o simili). Qual è la grande differenza a parità di punti in classifica? Nella risposta alle aspettative: l’8 aprile 2013 il tifoso dell’Inter viveva l’alba della disillusione, 365 giorni si può parlare di delusione per se non totale. La conseguenza sarà anche la stessa, quella dei 50 punti in classifica, ma le premesse erano diverse: se l’avvento di Stramaccioni fu accolto con tanta ma “semplice” curiosità, da Mazzarri i tifosi dell’Inter si aspettavano (e ancora si aspettano) un salto di qualità più immediato. Che non significa poter lottare con Juventus e Roma perché la realtà delle cose evidentemente non lo permette, per motivi di storia recente e tecnici; ma perlomeno fare…
…il proprio dovere ovvero lasciare poco e nulla alle cosiddette medio-piccole. Le squadre contro cui a detta di molti esperti si vincono i campionati, molto più che negli scontri diretti: basti pensare al Napoli di Benitez, tendenzialmente forte con le grandi e più debole in provincia. Giusto ricordare che Mazzarri non ha trovato ad Appiano Gentile il paese delle meraviglie ma una realtà in piena e forse irripetibile transizione (o confusione, fate vobis), e che il quinto posto risponde comunque all’obiettivo stagionale; ma 14 pareggi sono troppi e soprattutto la squadra ha mantenuto una certa insicurezza di fondo che si traduce sul campo. Come sempre non può essere una colpa esclusiva del mister, ma da un allenatore esperto e competente come Mazzarri era lecito aspettarsi di più anche al primo anno. C’è di buono che il finale stramaccioniano non è impossibile da battere: a Walter basteranno 5 punti per fare di meglio. Saranno sufficienti anche per l’Europa?
(Carlo Necchi)