L’evoluto e democratico Canada fa mea culpa. Il servizio per l’immigrazione ha ammesso che c’è un problema razzismo, anche all’interno della stessa organizzazione. In un documento pubblicato sul sito del dipartimento per l’immigrazione, ma passato in sordina, il ministro canadese per l’immigrazione Sean Fraser «concorda sul fatto che si può fare di più per affrontare i pregiudizi razziali e la discriminazione all’interno dell’organizzazione e delle sue politiche». Il riferimento è all’alto tasso di rifiuti di richieste di permessi di studio agli studenti provenienti dai Paesi africani rispetto ad altri studenti internazionali. Una pratica discriminatoria che era stata denunciata nel 2019 dall’Associazione canadese per gli studi africani e che il ministro Fraser cerca di minimizzare parlando di tassi «inavvertitamente» più alti.
Come evidenziato da Le Monde, è in Quebec, l’unica provincia francofona del Canada, che si registra la situazione più allarmante: lì le possibilità di ottenere il permesso di studio sono minime per gli studenti africani. Infatti, dopo aver ottenuto l’ammissione all’università ed essere stato accettato dalle autorità del Quebec, lo studente deve ottenere il permesso di studio dall’Immigration, Refugees and Citizenship Canada. A questo punto la procedura si ferma. I dati di quest’anno non sono disponibili, ma quelli relativi all’anno scolastico 2021 parlano chiaro. All’Università del Québec di Trois Rivières, nel 2021 il tasso di rifiuto delle richieste di permesso di studio da parte di questi studenti ha raggiunto il 79%. «Non abbiamo alcuna spiegazione da parte dell’agenzia federale che gestisce le domande», dichiara Sylvain Benoit, direttrice delle relazioni internazionali dell’università.
CANADA, GOVERNO SI DIFENDE: “RAZZISMO INVOLONTARIO”
«È pura e semplice discriminazione, come chiamarla altrimenti?», attacca Alexis Brunelle-Duceppe, portavoce per l’immigrazione del Bloc Québécois (partito federale pro-indipendenza). A Le Monde spiega che il motivo per il quale i permessi di studio vengono negati agli studenti africani è legato al timore che poi si stabiliscano in Canada una volta terminato il percorso, anche se la legge stabilisce che uno studente ha tutto il diritto di richiedere la residenza permanente. Eppure nel 2021, per rilanciare l’attività economica colpita dalla pandemia Covid, il governo canadese annunciò la concessione eccezionale di 40mila carte di residenza permanente a studenti già residenti in Canada. Un controsenso, tenendo conto della situazione discriminatoria vissuta dagli studenti africani.
L’incoerenza emerge anche dal fatto che il Canada vuole più studenti e lavoratori stranieri per tenere in piedi la sua autonomia, ma chiude le porte a chi vuole stabilirsi. A maggio, il Comitato permanente per la cittadinanza e l’immigrazione, che è una commissione parlamentare federale, ha emesso 35 raccomandazioni per cercare di porre fine a questa discriminazione, tra cui la richiesta che l’intenzione di stabilirsi in Canada non sia più un ostacolo per ottenere un permesso di studio. Il governo di Justin Trudeau si difende parlando di una forma «involontaria» di razzismo, ma promette di risolvere il problema. In particolare, promette di formare meglio i suoi agenti federali, in modo che il semplice sospetto che i candidati africani vogliano stabilirsi in Canada non possa più essere un motivo per rifiutare il rilascio di un permesso di studio. Infine, prevede la nomina all’interno del dipartimento di un protettore dei diritti dei richiedenti.