Gianni Alemanno scrive al Tempo per denunciale la condizione insostenibile delle carceri aggravata dal mancato rispetto delle leggi da parte dei Tribunali
Tra un appello (quasi sempre inascoltato) e l’altro (ancor più inascoltato) anche l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno è recentemente intervenuto sul tema della situazione sempre più drammatica della carceri italiani, appellando all’intero mondo politico da un – per così dire – ‘privilegiato’ punto di vista interno visto che attualmente si trova a Rebibbia per scontare una pena da un anno e 10 mesi con l’accusa di traffico d’influenza: una condizione insomma – quella delle carceri – che conosce bene visto che la vive tutti i giorni sulla sua pelle e che ha deciso di mettere nero su bianco in una lettera inviata al quotidiano Il Tempo.
La situazione carceraria – spiega immediatamente Alemanno senza dilungarsi in preamboli – che è del tutto “insostenibile, contraria ai dettami costituzionali” e che al contempo “non viene neppure percepita nel dibattito pubblico italiano” in completa ed innegabile violazione dell’articolo 37 della Costituzione che fa riferimento al fatto che “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità”: il sistema, secondo l’ex sindaco romano è permeato dal “populismo penale” che si raccoglie attorno all’illusoria necessità di “tutelare la sicurezza del cittadino“, il tutto ignorando che chi è già detenuto “è (..) messo in condizione di non nuocere” a differenza dei “delinquenti in libertà non raggiunti dall’azione penale”.
Nell’attuale sistema carcerario – ricorda ancora Alemanno – tutte le strutture italiane hanno “tassi di sovraffollamento dal 150% al 200%” con una crescita dei posti letto che precede troppo lentamente rispetto al numero di detenuti; senza dimenticare che i penitenziari sono diventati delle vere e proprie “discariche della società, ospitando persone con problemi psichiatrici o affette da dipendenze varie” che non possono – per antonomasia – trovare nessun tipo di aiuto concreto in carcere, anche (e forse soprattutto) perché nel frattempo persiste il problema della “mancate cure (..) per mancanza di scorte di agenti che possano accompagnare i detenuti in ospedale”.
L’invito di Gianni Alemanno: “Serve un Tavolo di lavoro per le carceri e la piena applicazione delle leggi”
Ad alleviare leggermente la situazione insostenibile delle carceri – continua Alemanno – peraltro potrebbero pensarci numerosi provvedimento che “vengano realmente applicati dalla Magistratura di sorveglianza”: un esempio è la recentissima legge 112/24 fortemente voluta dal ministro Nordio che ha reso possibile “il ‘fine pena virtuale’ per consentire più rapidamente l’accesso agli istituti giuridici” alterativi alla carcerazione; ma anche “quella che ha ammesso al beneficio del permesso premio” anche a chi pur non collaborando durante le indagini osserva un comportamento “virtuoso”, oppure “quella che prevede la ‘scindibilità dei cumuli‘”.
Senza dimenticare il fatto che attualmente praticamente tutti i detenuti potrebbero – ed anzi, dovrebbero – beneficiare dello “sconto del 10% di pena previsto dall’art. 3 della Corte di Giustizia europea” nei casi in cui la pena sia inumana: il tutto per dire – conclude Alemanno – che “recepire le sentenza della Consulta e applicare queste norme permetterebbe di iniziare a decongestionare le carceri”, suggerendo anche di valutare estensioni della “possibilità di usufruire degli affidamenti in prova”, degli “sconti di pena” e dei “permessi trattamentali”; passando magari per un “Tavolo di lavoro (..) che coinvolga tutti i possibili attori” ed arrivi ad “una riforma che non si limiti a rimanere sulla carta” e dia piena giustizia ai dettami costituzionali.