Nei giorni scorsi c’è stata una sentenza storica in seguito al riconoscimento dell’aggravante mafiosa a molti uomini che comandano la famiglia Casamonica. Fino a tre decenni fa a Roma la mafia non c’era e i Casamonica era solo una cosa folkloristica. Grazie al coraggio di due pm e dell’Arma dei Carabinieri, le cose stanno cambiando. “Una decisione molto importante che conferma la validità dell’impostazione data dalla Dda”, ha spiegato Ilaria Calò, procuratore aggiunto di Roma ai microfoni di Non è l’Arena. Per la prima volta, dunque, una sentenza definisce i Casamonica un clan mafioso.
Tra le condanne più esemplari c’è quella data a Giuseppe Casamonica, uno dei vertici più importanti del clan condannato a 20 anni di carcere. La trasmissione di La7 è tornata nelle strade dove l’uomo viveva ma l’inviato è stato cacciato in malo modo: “Sono usciti tutti con formula piena”, urla qualcuno. “Vattene, merd*”, dice qualcun altro. Tra coloro che conosce molto bene tutti i segreti dei Casamonica è l’avvocato del clan, Mario Giraldi il quale ha una visione diversa rispetto alla sentenza storica: “In parte non me l’aspettavo perché ero convinto non potesse essere ritenuta sussistente l’ipotesi della procura. A mio avviso mancano i presupposti per parlare di associazione mafiosa”. A suo dire, il problema sarebbe sorto con l’arrivo del dottor Pignatone: “Secondo me ha la sindrome mafiosa”.
Casamonica, la sentenza storica: l’opinione dell’avvocato Giraldi
L’aria è cambiata a Roma con questa sentenza che ha riguardato anche 14 vertici dei Casamonica. Guerrino Casamonica e gli Strangio sarebbero allo stesso livello? Per l’avvocato Giraldi si tratta di “una fandonia, millanteria”. Rispetto alla sentenza, per l’avvocato non si tratta di mafia ma associazione a delinquere. Con l’arrivo di Pignatone, a suo dire, sarebbe stata errata la linea seguita. “A Roma bastano tre persone che agiscano con metodo violento e quel metodo violento diventa mafioso”, ha aggiunto Giraldi.
Francesca Fagnani, ospite del programma, ha intravisto una certa resistenza a riconoscere la mafia a Roma. E proprio con l’avvocato del clan ha avuto un forte battibecco nel corso della trasmissione. A detta del legale, in Calabria nessuno conoscerebbe i Casamonica. La giornalista, comprendendo la linea difensiva dell’avvocato, l’ha comunque definita un “suicidio professionale pure per lei negare l’evidenza”. Nel corso della puntata è stata trasmessa anche l’intervista di Carlo Marsilli ad Armando Casamonica, che vive in una casa occupata dopo l’abbattimento delle villette della famiglia: “Ho occupato una casa ma non spaccio”, ha detto l’uomo al giornalista.