IL MONITO DI SABINO CASSESE SU CONSIGLIO DI STATO E RAGIONERIA DI STATO
È un duro attacco, non senza motivazioni, quello lanciato da Sabino Cassese – presidente emerito della Corte Costituzionale ed ex Ministro – sulle colonne del “Corriere della Sera” contro due apparati dello Stato tra i più importanti ma spesso poco considerati medicamente. Con l’eloquente titolo “Chi (non) fa funzionare lo Stato” l’uomo per qualche ora lo scorso gennaio vicino a succedere a Sergio Mattarella per la guida del Quirinale, sottolinea l’importante lavoro di scelta nelle posizioni chiave della macchina dello Stato per il nuovo Governo che avanza. In particolare, l’attenzione di Cassese si concentra sul Consiglio di Stato – l’organo di consulenza giuridico-amministrativa e di tutela della giustizia nell’amministrazione – e sulla Ragioneria di Stato, dipartimento del MEF e organo atto a garantire la corretta programmazione e la rigorosa gestione delle risorse pubbliche.
«L’head hunting» del prossimo Governo di Centrodestra, è naturale per Sabino Cassese che «cominci dai due grandi corpi tradizionalmente vivai di grandi commessi dello Stato». Entrambi gli organi che sostengono la complessa “macchina” dello Stato, ragiona l’ex Consulta, hanno terminali operativi «nelle amministrazioni pubbliche che consentono loro di avere il polso della gestione pubblica». Molte volte anche nel recente passato tanto la Ragioneria di Stato quanto il CdS hanno rimpiazzato nel ruolo di guida degli apparati anche il Ministero dell’Interno. «anche i guardiani dello Stato invecchiano e non riescono più a stare al passo con i tempi. Anche persone singolarmente molto capaci non sempre si dimostrano all’altezza dei compiti richiesti ai grandi corpi dello Stato», scrive sempre Cassese nell’editoriale che farà certamente sul “Corriere della Sera”.
CASSESE: “CONSIGLIO DI STATO E RAGIONERIA COLGANO I MUTAMENTI DEL PAESE”
La critica principale che Sabino Cassese imputa alla Ragioneria di Stato e al Consiglio di Stato – e perciò auspica un potenziale prossimo cambio alla guida e nell’apparato stesso – è che mentre svolgevano il ruolo di “custodi dello Stato”, il Paese stesso mutava «rivelandosi una forza frenante». Dai cambiamenti culturali a quelli tecnologici, fino alle tradizioni mutate: secondo Cassese tali organi «non hanno saputo valorizzare le forze vive, che pure esistono nella macchina pubblica, mentre è stata da loro considerata solo come un soggetto passivo, di cui assumere il comando o da tenere sotto controllo». In merito al Consiglio di Stato, secondo l’ex Presidente della Corte Costituzionale vi sono membri che hanno continuato a svolgere compito di redattori di leggi nella stessa maniera con cui scrivono sentenze nei tribunali: «in modo casistico, pieno di riferimenti ad altre leggi, oscuro, senza ascoltare la parola delle molte scuole di linguisti che hanno dedicato tanta attenzione all’ordine, alla chiarezza, alla intellegibilità delle leggi». Per Cassese, i funzionari del Consiglio sono rimasti “troppo magistrati” tanto da rimanere intrappolati nella grammatica giuridica, invece che «seguire un diritto prospettivo».
A sua volta anche la Ragioneria di Stato non è esente da colpe nella recente storia repubblica: «mentre tiene sulla corda persino il Parlamento, si fa sfuggire la galassia dei satelliti statali, tanto che le sue statistiche — sempre più carenti — non riescono a includere i loro dipendenti». Troppe regole, spesso anche confuse tra loro, poca capacità “elastica” di sapere cogliere le differenze tra le urgenze per far ripartire la macchinosa e pachidermica macchina pubblico-burocratica. Scrive ancora sul “CorSera” l’emerito Cassese: «Consiglio di Stato e Ragioneria gemerale dello Stato, se vogliono — come tutti auspichiamo — continuare a svolgere il prezioso ruolo che hanno svolto nel passato, debbono cogliere i mutamenti intervenuti nella struttura dei poteri pubblici e nella domanda sociale rivolta allo Stato e dotarsi della “expertise” tecnica necessaria». In particolare, al Consiglio di Stato Sabino Cassese consiglia di creare nuove legisti e non solo magistrati: per la Ragioneria di Stato invece, «si deve dotare di economisti, se vuole continuare a svolgere il compito di supremo guardiano della finanza». Da ultimo, Cassese – lanciando una sorta di appello al nuovo Governo di Centrodestra – sottolinea come possa essere tutt’altro che stupida l’idea di inserire «qualche ingegnere, qualche matematico e qualche filosofo venisse chiamato a far sentire, in questi grandi corpi, la voce di culture diverse».