Tavolo di confronto tra associazioni medici, ospedali e Ministero della salute per analizzare l’aumento delle cause e azioni legali portate avanti dai cittadini ogni anno contro le istituzioni della sanità pubblica. 35.600 casi l’anno di cui il 97% finisce nel nulla senza risposta. Questo nonostante l’aumento da record delle associazioni legali che promettono ai pazienti risarcimenti e riconoscimento di danni in caso di denuncia. Come riportato dal quotidiano Il Giornale, la colpa sarebbe da attribuire soprattutto a infezioni e gravi conseguenze sullo stato di salute provocate da cure e terapie, o esami spesso non necessari.
Lo Stato spende infatti 10 miliardi l’anno per sostenere i costi di queste indagini, anche invasive, ma a volte superflue, e che possono causare danni permanenti, dei quali l’1% riconducibile anche al decesso del paziente. Tutto ciò viene prescritto dai medici appositamente per cercare di tutelarsi da una probabile causa, per paura di non aver svolto sufficienti percorsi diagnostici e così dover sostenere un processo legale con i rischi connessi sull’esercizio della professione.
Aumentano le cause ai medici, “prescritti troppi esami superflui”
Le cause agli ospedali e ai medici sono in aumento, per questo gli specialisti sono portati ad effettuare iter terapeutici sui pazienti spesso eccessivi, che possono contribuire ad alimentare il fenomeno. Sembrerebbe un circolo vizioso dal quel è difficile uscire. Il procuratore della provincia di Venezia, spiega a Il Giornale che per porre rimedio basterebbe rivedere correttamente la legge Gelli-Bianco, per trovare un punto d’incontro tra “tutela del paziente e serenità del medico“, senza però garantire una sorta di impunità ai camici bianchi che comunque devono sempre agire in modo responsabile.
A dimostrazione di questo fatto ci sarebbe la statistica che conferma: solo l’1% di tutte le denunce si conclude con una condanna del dottore o dell’ospedale, il che sta a significare che la gra parte delle cause viene portata avanti senza adeguati presupposti per farlo, comportando così un aggravio dei costi pubblici e costringendo i medici ad una medicina sempre più difensiva.